«Hillary Clinton ha sfondato da tempo il cosiddetto “soffitto di cristallo”, ma l’America ha bisogno di lei e della sua intelligenza ordinata». Furio Colombo, giornalista e profondo conoscitore degli Stati Uniti (è stato corrispondente per La Stampa e La Repubblica e ha scritto per il New York Times), non ha dubbi: al numero 1600 di Pennsylvania Avenue tornerà la famiglia Clinton, ma questa volta a ruoli invertiti.Quindi lei non considera epocale la possibilità che il prossimo Presidente degli Stati Uniti possa essere una donna?Quella femminile è una chiave che piace molto ai media e serve a colorare le notizie, ma non credo rappresenti esattamente la realtà. Hillary Clinton è una donna che ha già fatto la storia e il “soffitto di cristallo”, quel muro invisibile che impedisce alle donne di raggiungere posizioni di potere, lei lo ha sfondato molto tempo fa. La vera sfida per gli Stati Uniti è l’uguaglianza, ed è stata vinta con l’elezione di Barack Obama. Il problema razziale era il vero nodo da sciogliere per la cultura americana, piagata dalla macchia della schiavitù, e con il successo del primo presidente nero il Paese è tornato ad essere un’avanguardia. La vittoria di Hillary, seppur non semplice, verrà comunque dopo quella di Obama, che sembrava impossibile.Eppure lo sfidante Bernie Sanders non si rassegna a cedere il passo. Come si spiega?Sanders non si ritira perchè, durante questa campagna elettorale, ha imparato ad amare se stesso più di quanto non ami il suo partito e il socialismo. Non riesce più a sottrarsi agli applausi, sopraffatto da una popolarità improvvisa e per certi versi inaspettata. L’America orfana di un campione dei diritti civili lo ha trovato in questo anziano professore bianco, che ha avuto il coraggio di parlare di diritti. Lui si aspettava un successo di nicchia, invece ne ha avuto uno di massa. Questa testardaggine oltre ogni ragionevolezza, però, drena molta della forza di Hillary Clinton e, soprattutto, sposta forze che poi rischiano di non essere al fianco della candidata democratica.Lei crede nella vittoria di Clinton, anche se i sondaggi non la danno per favorita nello scontro diretto contro Donald Trump.Mi sbilancio e dico che Hillary Clinton sarà il prossimo Presidente. I sondaggi aiutano ad animare lo scontro e, in una certa misura, fanno parte del perverso umorismo dei detrattori interni di Hillary, che andranno a votarla ma non rinunciano a renderle accidentato il percorso. Nel segreto dell’urna, gli americani non voteranno per un gradasso come Trump. Io credo non lo faranno neppure i repubblicani, un po’ per lealtà verso una destra economica che non condivide le sue smargiassate razziste, un po’ perchè il partito pensa al futuro e legarsi a un presidente del genere sarebbe un danno. Gli americani hanno buona memoria, a differenza nostra, e non perdonerebbero.In queste primarie, l’ingombrante marito Bill è rimasto sullo sfondo. Sarà un punto di forza o il tallone d’Achille di Hillary?Bill è stato abile nel tenersi lontano e allo stesso tempo vicino alla moglie. Il loro è un tandem rodato che gli americani guardano con favore, il suo non interferire nella campagna elettorale è stato apprezzato. Bill è stato capace di non farsi percepire né come schermo né come sostegno, lasciando la scena a Hillary. La sua difficoltà in futuro sarà quella di interpretare il ruolo inedito del first gentlemen.La partita da giocare è ancora molto lunga. Quale dovrebbe essere la prossima mossa di Hillary, ora che ha conquistato la candidatura?La Clinton deve iniziare a dare delle risposte credibili. Ha bisogno di esprimere idee più chiare e definite sui tre temi centrali del nostro secolo: crisi mediorientale, l’immigrazione e il rapporto tra politica ed economia. Ora che la crisi è finita, gli Usa devono essere trainanti nell’uscire dalla stagnazione e Hillary deve decidere il suo economista. Potrebbero essere Paul Krugman o Joseph Stigliz, entrambi di sinistra e, pur con sfumature diverse, entrambi teorizzatori di una politica di ripresa che parta dal basso. Ecco, una posizione netta su questi temi definirebbe quale donna Hillary vuole essere.A quest’America non serve una donna, ma serve una donna come la Clinton.In un mondo sempre più caotico, Hillary porterà un caos calmo che metterà ordine. Hillary è una donna intelligente, preparata e soprattutto razionale: una voce coerente nella rissa continua della vita pubblica. Sarà bello celebrarla come donna, sì, ma io spero che diventi l’Angela Merkel dell’altra sponda dell’Oceano.