Uffici del giudice di pace chiusi dal 6 all’11 giugno, per protesta contro la riforma della magistratura onoraria targata Orlando. Un blocco pesante, quello del personale non togato, che minaccia di provocare il rinvio di almeno 150mila processi civili e penali in tutta Italia. E già sui Social Network sono già comparsi post e tweet di avvocati che avvertono i colleghi di quali giudici aderiscono all’astensione, con conseguente rinvio delle udienze.Lo sciopero è stato proclamato dall’Unione Nazionale Giudici di Pace e dall’Associazione Nazionale Giudici di Pace, contro «una riforma incostituzionale, che viola tutte le direttive comunitarie sul lavoro, non riconoscendo ai giudici di pace le tutele della maternità e della salute, il diritto alla pensione, alle ferie, a una retribuzione decorosa e alla continuità del servizio sino all’età pensionabile».Le rimostranze muovono da un assunto: secondo i dati del Ministero della Giustizia, i giudici onorari trattano oggi il 30% del contenzioso civile (percentuale destinata ad aumentare, perchè la riforma conferisce loro ulteriori competenze) e - a differenza dei colleghi togati - garantiscono una durata media dei processi civili e penali di 10 mesi, con un numero medio di mille procedimenti per ciascun giudice.Insomma, produttività ed efficienza ripagate dal Ministro con un trattamento di serie B rispetto ai togati, sopratutto dal punto di vista economico. I principali nodi del contendere sono, infatti, il nuovo inquadramento contributivo - che prevede che gli oneri contributivi ricadano sugli stessi magistrati onorari - e i parametri retributivi, previsti da una delega in bianco al Governo e vincolati agli stanziamenti di bilancio 2016. Altro elemento poco gradito della riforma è l’affidamento dei giudici di pace direttamente al coordinamento del Presidente del Tribunale. Il risultato, secondo gli organismi di categoria, è il caos degli uffici, perchè sottoposti ad una dirigenza nei fatti già gravata dalla direzione del Tribunale.Non solo, i giudici di pace lamentano anche il prepensionamento senza preavviso di duecento giudici di pace. «E’ offensivo della dignità di lavoratori che hanno prestato servizio per la giustizia da vent’anni e oltre, essere mandati via attraverso comunicazioni ricevute dei presidenti di Tribunale, mentre stavano tenendo udienza», ha attaccato il segretario dell’Unione Alberto Rossi. Soprattutto perchè questi giudici non si sono visti riconoscere alcuna tutela previdenziale. «Per questo abbiamo incaricato i nostri legali di denunciare il ministro Orlando per omesso versamento dei contributi previdenziali dovuti a giudici di pace, in contrasto ocn la sentenza della Corte di Giustizia Europea e malgrado centinaia di diffide, a cui il guardasigilli nemmeno ha risposto».La riforma, approvata con decreto legislativo a fine aprile, tocca quasi 6mila giudici onorari, che oggi rappresentano nei fatti una struttura parallela rispetto a quella dei togati (8.800). Per quanto riguarda i compensi, la maggiore novità riguarda lo “spacchettamento” dell’indennità: una parte è fissa e riguarda le funzioni paragiudiziali, la parte sulle funzioni giurisdizionali invece è variabile ed è subordinata al «raggiungimento degli obiettivi» stabiliti dall’ufficio, ovvero dal presidente del Tribunale. Oggi, la retribuzione media di un giudice di pace è di 48mila euro l’anno, contro i 140mila euro di reddito medio dei togati.Questo, a fronte di una estensione delle competenze dei gdp, a cui sono state assegnate controversie entro il valore di 30mila euro (contro i 5mila pre riforma) e, soprattutto, le cause di volontaria giurisdizione «connotate da minore complessità quanto all’attività istruttoria e decisoria». Una sorta di competenza trasversale, dunque, valutata in concreto dai colleghi togati.