Area di maretta in maggioranza. Il matrimonio tra Partito democratico e Nuovo centro destra comincia a mostrare i segni della stanchezza. Perché alla lunga, le differenze “caratteriali” tra i coniugi vengono allo scoperto. Soprattutto quando si affrontano argomenti delicati. Motivo dell’ultimo scontro: la giustizia, il tema che più di ogni altro, negli ultimi vent’anni, ha visto contrapposti destra e sinistra. Questa volta la lite si consuma in Senato, dove Felice Casson e Giuseppe Cucca, relatori dem del testo sulla riforma del processo penale, hanno presentato degli emendamenti che hanno fatto infuriare gli alleati di governo. Pomo della discordia: la prescrizione, che per Casson e Cucca deve cessare «di operare dopo la sentenza di primo grado». Il termine per la prescrizione, inoltre, secondo la proposta dei due senatori Pd, inizierebbe «dal giorno in cui la notizia di reato viene acquisita o perviene al pubblico ministero, ai sensi dell’articolo 335, comma 1 del codice di procedura penale». Emendamenti che in Aula entusiasmano i 5 stelle ma innervosiscono i centristi. Tanto da far dire al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che una volta compiuto il percorso delle riforme «dovremo fare un bel tagliando, non dico a Renzi o al governo ma a noi stessi, e decidere come continuare la seconda fase della nostra avventura politica. A ottobre, dopo il referendum, faremo una bella assemblea e diremo “missione compiuta”. Perché va ricordato che noi abbiamo rotto per evitare che il Paese andasse nel baratro nel 2013 e abbiamo fatto una scelta faticosa, dolorosa e onerosa fondando un partito senza avere giornali e tv alle spalle, senza un euro di finanziamento pubblico. E questo per arrivare all’obiettivo delle riforme». Una linea sostanzialmente condivisa anche da Renato Scifani, capogruppo di Area popolare al Senato, il primo a denunciare la nuova maggioranza Pd-M5s sul tema della giustizia.Senatore Schifani, teme che sulla prescrizione formarsi una maggioranza variabile?Mi auguro fortemente di no perché questo è un fatto di rilevanza non indifferente. Non si tratta delle unioni civili, si tratta di una valutazione politica di programma di governo. Al momento non ho nulla da temere. Ma se si prospettasse l’eventualità di maggioranze variabili non potrebbero non esserci conseguenze. Mi auguro che ciò non avvenga.Secondo lei, quella dei senatori Casson e Cucca è un’iniziativa personale o c’è l’avallo del Partito democratico?È un fatto grave, hanno violato le regole della prassi parlamentare che prevede che i relatori debbano essere espressione della sintesi della maggioranza e non esprimere il loro parere quando presentano emendamenti. Queste proposte, inoltre, si pongono in direzione esattamente contraria agli impegni precedentemente assunti dal ministro Orlando. Credo che soltanto col ritiro di questi emendamenti potrà tornare un clima di confronto dentro la maggioranza.Quindi il Pd non c’entra? Questo non lo posso sapere.Ma cosa non le piace della proposta?Innanzitutto non mi piace il modo in cui nasce: è un’iniziativa anomala, inopportuna e inquietante. E in questa caso la forma è sostanza. Mi auguro che ci si fermi. Ma soprattutto, prevedere l’interruzione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado è un fatto inaccettabile, perché calpesterebbe totalmente l’articolo 111 della Costituzione. E non è certo una proposta di mediazione, è quasi una provocazione. Adesso mi scusi ma devo lasciarla, sta per partire il mio volo.