Roberta Lombardi commissaria Virginia Raggi. Si potrebbe sintetizzare così la notizia della nascita di uno Staff tecnico a sostegno della candidata sindaco di Roma per il Movimento 5 stelle. Ufficialmente, il mini direttorio - composto da quattro elementi - svolgerà una funzione di «supporto per le questioni giuridicamente complesse», nei fatti si tratta dell’unico caso del genere alle prossime elezioni Amministrative. Non c’è alcuna traccia di uno Staff ad hoc, per esempio, a Torino, dove la candidata Chiara Appendino non ha neanche sottoscritto il contratto standard con penale da 150 mila euro in caso di “tradimento”, e non si è parlato di commissari ad personam neanche a Bologna, dove pure l’aspirante sindaco Massimo Bugani ha accettato lo stesso codice etico firmato da Virginia Raggi nella Capitale. La candidata romana, evidentemente, non gode della stessa stima e autonomia riconosciuta ad altri suoi colleghi. Per questo bisognava crearle attorno un comitato di controllo costituito da soli fedelissimi. E il nome che spicca di più, tra i membri dello Staff romano, è quello di Roberta Lombardi, non proprio un’ammiratrice di Raggi. Chi conosce bene il Movimento capitolino descrive l’ex capogruppo alla Camera come «la vera regina dei 5 stelle nella Città eterna». Un ruolo solo in parte oscurato dall’ipermediaticità del concittadino Alessandro Di Battista e dall’espressività verace della senatrice Paola Taverna (anche lei tra i commissari della candidata sindaco). In realtà, Roberta Lombardi a Roma ha un peso politico enorme: centrale nell’organizzazione degli eventi e nella valutazione delle candidature, gode della stima di Davide Casaleggio. E anche se lontano dai riflettori, la deputata occupa caselle chiave nella gestione della macchina grillina: siede, insieme al compagno di antiche battaglie Vito Crimi, all’interno del Comitato d’appello dell’M5s, l’organismo che nei prossimi giorni dovrà decidere sul destino di Federico Pizzarotti. Ma nonostante questa autorevolezza, è difficile immaginare, come sostiene Luigi Di Maio, che l’onorevole romana sia stata scelta da Virginia Raggi in persona per far parte dello Staff tecnico del sindaco. Tra le due esponenti politiche, infatti, non corre buon sangue. Alle Comunarie, Lombardi puntava su un altro candidato: Marcello De Vito, il consigliere uscente battuto “in finale” proprio da Virginia, sostenuta, almeno all’inizio, da Alessandro Di Battista. Una sconfitta che Roberta ha saputo incassare con stile. All’ex capogruppo, però, è bastato aspettare il momento giusto per riprendere il controllo del “suo territorio”. È bastato il primo scivolone dell’inesperta candidata per ristabilire gli equilibri romani: le dichiarazioni di Virginia Raggi sui magistrati. Pare che lo Staff centrale non abbia gradito le parole pronunciate all’indomani delle inchieste su Nogarin e Pizzarotti: «Gli avvisi di garanzia non devono essere usati come manganelli». Affermazioni inopportune, considerate fuori luogo per una forza politica che fonda la propria identità su trasparenza e legalità. Da qui, si sussurra dalle parti del Tevere, la scelta di commissariare la candidata, imponendole come tutore Roberta Lombardi, la maestra delle dichiarazioni avventate.Non è un caso, del resto, che la deputata romana sia scomparsa dai radar mediatici. La capacità comunicativa non è il suo forte. Il suo esordio politico, da questo punto di vista, è un disastro: la cittadina portavoce colleziona una gaffe dietro l’altra. Una settimana dopo l’elezione alla Camera, i giornali diffondono un post sul “Ventennio” scritto dalla grillina pochi mesi prima su Facebook: «L’ideologia del fascismo, che prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia». Frasi che scatenano un tripudio di polemiche politiche e un solo messaggio di solidarietà, quello di Forza Nuova. E nello stesso giorno in cui il Movimento 5 stelle è impegnato a parare i colpi, il 4 marzo del 2013, i giornali scoprono un altro vecchio post di Lombardi: «Se parliamo dei sindacati chiedendone l’abolizione, ti tacciano di voler tornare indietro alla rivoluzione industriale». Ancora polemiche e precisazioni. Passa qualche giorno e la neoletta incappa in nuovi scivoloni. Come quello sui requisiti di eleggibilità per il Capo dello Stato: «Che un presidente della Repubblica debba avere una certa età anagrafica non c’è scritto da nessuna parte». Gli avversari politici la deridono ma Roberta non si ferma: prima insulta Bersani in diretta streaming («ascoltandola mi è sembrato di essere di fronte a una puntata di Ballarò»), poi dà del «nonno» a Giorgio Napolitano. “Sparate” che imbarazzano militanti, parlamentari e commentatori. Lombardi va dritta per la sua strada, contestata dal suo stesso gruppo, ma forte della fiducia di Gianroberto Casaleggio. Ma meglio stare alla larga dalla Tv. Col tempo sparisce dalle cronache ma non dal Movimento. Come si è accorta in questi giorni Virginia Raggi, unico sindaco ad essere commissariato ancor prima di essere eletto.