«Pannella l’aveva intuito: la battaglia per la dignità del carcere e contro una giustizia ridotta a punizione è una sua battaglia, è la sua eredità e gli avvocati l’hanno da sempre nel cuore. Mancherà, Marco, ma proprio per questo bisognerà moltiplicare le energie come nelle squadre di calcio quando manca il fuoriclasse». È la metafora che sceglie Andrea Mascherin per ricordare il grande leader radicale scomparso giovedì. Il presidente del Consiglio nazionale forense è intervistato da Radio radicale (clicca qui per ascoltare). A rivolgergli le domande è Lorena D’Urso, la giornalista che da anni si occupa di giustizia per l’emittente. Mascherin non esita a segnalare l’ipocrisia di quanti, dopo la morte di Pannella, hanno fatto la corsa a esaltare «il gigante», il «leader che ha cambiato l’Italia», senza aver mai «condotto le sue battaglie». Sono gli stessi, nota il presidente del Cnf, «che si lamentano della sua mancata nomina a senatore a vita: ma dov’erano, quando quella nomina sarebbe stata possibile?».Marco Pannella e l’avvocatura, invece, «sono stati compagni di viaggio: le sue battaglie per la dignità delle carceri, contro la pena di morte, per il giusto processo, sono tutte battaglie condivise dagli avvocati e che gli avvocati spesso hanno condotto con lui». Non una simbiosi, né un’adesione incondizionata, dice Mascherin, «perché poi su altre questioni eravamo molto distanti: l’idea che Pannella aveva della professione, del sistema ordinistico, era lontana dalla nostra. La sua era una visione più imprenditoriale». Ma anche per questo essere «molto vicini in certe occasioni e lontani in altre», nota il vertice dell’organismo istituzionale dell’avvocatura, «noi e Pannella siamo stati una coppia vera».Adesso appunto «staremo a vedere quanti seguiranno in maniera pur minima le orme del leader radicale», dice Mascherin nell’intervista a Lorena D’Urso, «vediamo chi si impegnerà per superare l’ergastolo ostativo, per l’amnistia, il giusto processo, la separazione delle carriere. Vediamo se ci saranno, su questo, o se già domani avranno dimenticato sia Pannella che le sue battaglie. L’avvocatura non lo dimenticherà», assicura il presidente del Cnf, «ma il momento è molto particolare ed è importante che la politica sappia raccogliere quest’eredità: prevale una visione della giustizia come mera punizione, che preannuncia una società non più solidale. Ci sono figure come il ministro della Giustizia Orlando, molto sensibili sui temi del carcere, sulla funzione della pena: è importante che tutta la politica si impegni nella scommessa democratica e sociale che è la grande intuizione di Pannella».