Per Giorgio Mulè, nato come grande cronista di giudiziaria, diventare direttore di Panorama, il primo news magazine italiano, e prima ancora di altre importanti testate Mediaset, ha significato iniziare, lui borghese siciliano di Caltanissetta, come cronista da marciapiede per Il Giornale di Sicilia e riconoscere, da cronista ragazzino, nell’esplosione di Via d’Amelio, il tronco del povero giudice Paolo Borsellino. Ora Mulè a Il Dubbio ha tutti i titoli per dire: «Il direttore Sansonetti ha ragione a chiedere la grazia per Marcello Dell’Utri, perché Marcello se la è guadagnata». E soprattutto: «Questi giudici sono quelli che non ancora hanno scoperto tutta la verità su quelli che dicono siano stati loro grandi maestri: Paolo (Borsellino ndr) e Giovanni Falcone».Direttore Mulè, è d’accordo con l’appello al Capo dello Stato Sergio Mattarella per la grazia a Dell’Utri, appellandosi a due significativi articoli della Costituzione, fatta del direttore di “Il Dubbio” Sansonetti?Io penso che la vicenda Dell’Utri vada inquadrata per quello che è stata.E cioè?A mio giudizio, è una vicenda giudiziaria che ha conosciuto forzature innanzitutto del diritto, visto che Dell’Utri viene condannato per un reato ibrido (concorso esterno in associazione mafiosa ndr), reato in spregio a qualsiasi logica giuridica nel nostro Paese. Non entro nel merito del processo anche se ho sempre detto e scritto quello che pensavo. E cioè che il processo a carico di Marcello Dell’Utri era uno di quei processi nati per gemmazione di pentiti e per quel barbaro principio della nostra giurisprudenza che va sotto il nome della convergenza del molteplice.Si spieghi meglio.Significa che assomma dichiarazioni di più pentiti che non hanno riscontri oggettivi, né è crediblie per il solo fatto che dicano in due o tre che Dell’Utri era mafioso e allora Dell’Utri è mafioso. Il che è una barbarie che però ha fatto contribuire a condannare Dell’Utri. Quindi, il mio giudizio è innanzitutto di una ingiustizia consumata ai danni del cittadino Dell’Utri. Poi, c’è un giudizio storico legato al fatto che Dell’Utri era un personaggio al pari di Bruno Contrada (ex capo Sisde ndr), quindi serviva condannare il cofondatore di Forza Italia per dare un senso a un’attività spasmodica che inizia a essere esercitata nel 1994 quando non casualmente se scende in politica Silvio Berlusconi con a fianco Marcello nelle vesti di pensatore e bravissimo, straordinario organizzatore esce fuori questa inchiesta. E la peggiore cosa accaduta in questi anni è stata crogiolarsi su questo processo. Non dando invece la giusta attestazione di memoria nei confronti di quei giudici Falcone e Borsellino…Lei è il cronista-ragazzino di “Il Giornale di Sicilia” che riconobbe il tronco del povero Borsellino. Scoop amaro…Tra le cose terrificanti e macabre di quegli anni purtroppo ci fu anche questa. Io ero un cronista di nera, che arrivò in Via d’Amelio.Perdoni la parentesi, stava dicendo dunque di Falcone e Borsellino?L’eredità di coloro che spesso vengono dipinti come gli allievi prediletti o gli eredi di quei giudici non hanno saputo, in 24 anni, ricostruire la verità di Falcone e Borsellino. Tant’è che stiamo ancora celebrando processi quater etc di Via D’Amelio o Capaci.Torniamo alla domanda sulla grazia a dell’Utri chiesta dal direttore Sansonetti. E’ d’accordo?E’ un atto che va fatto e che andrebbe certamente accolto perché significherebbe consegnare un minimo di serenità all’uomo e alla famiglia, ma una serenità anche a un processo che sereno non è stato. Questo non significherebbe svilire o condannare i giudici ma dal momento che questo processo ha avuto una storia assai assai accidentata.Lei su Panorama anni fa auspicò che la sentenza di condanna a Dell’Utri ma per un reato commesso solo fino al 1992 si “sarebbe suicidata in Cassazione”, perché in sintesi non si può essere “mafiosi” fino a un certo punto e poi non più. Insomma, lei scrisse che essere giudicati mafiosi non è esattamente come iscriversi al circolo del tennis o del golf, dal quale si entra e si esce a proprio piacimento. Ma la Cassazione ha confermato. Cattivo preveggente?Ribadisco il concetto: non si può essere mafiosi a intermittenza. Non si può essere come la squadra di Tom Cruise in Mission impossible, per cui uno viene chiamato solo nel momento si ha bisogno. La mafia non ragiona così. O si appartiene a quel mondo o non si è. Perché nel momento in cui un affiliato disconosce quel mondo fa una fine semplice: viene ucciso.La mafia non è il circolo del tennis. E Dell’Utri non è un mafioso?Dell’Utri, per come ho letto le carte di questo processo, non solo non è mafioso, ma a mio avviso ha caratteristiche di chi con la mafia non ha avuto nulla a che fare. Ha avuto, come tutti noi, la disgrazia di nascere in Sicilia e a Palermo. Ha avuto la disgrazia di conoscere persone che poi sono state associate a Cosa Nostra, ma il solo fatto di conoscere persone non significa aderire alle loro malefatte o associato come loro complice. Ma il caso Dell’Utri in tutto questo non c’è, non esiste.Le disgrazie di Dell’Utri nascono con l’assunzione dello stalliere Mangano a Arcore, perché i figli di Berlusconi correvano pericolo di rapimento. Come stanno le cose?Mangano viene assunto a Arcore su indicazione di Dell’Utri perché Berlusconi e la sua famiglia erano in un momento di oggettiva difficoltà, era un periodo di famosi rapimenti. Ma Mangano non viene assunto per fare la guardia ai figli ma per fare in modo di avere un occhio in più davanti a quella casa. Berlusconi si rivolge a Dell’Utri perché aveva fiducia in lui.Ma Berlusconi e Dell’Utri conoscevano la storia del famoso stalliere di Arcore?No, la storia dello stalliere è legata alla squadra di calcio Bacigalupo in cui aveva fatto da allenatore anche Dell’Utri. Ma i guai giudiziari di Mangano avvengono dopo l’assunzione a Arcore tant’è che viene allontanato e va via. Il provvedimento di grazia per arrivare alla sostanza della vicenda il provvedimento di grazia significa che nessuno chiede una riabilitazione di Dell’Utri o cancellare una sentenza. Ognuno poi si farò il suo giudizio storico. Io aggiungo che lui ha già scontato un terzo della pena in carcere e ha già pagato con dignità la sua carcerazione.Berlusconi e Forza Italia hanno fatto tutto per Dell’Utri?Penso che in questa vicenda Dell’Utri abbia voluto distinguere i suoi destini giudiziari da quelli politici. La grandezza dell’uomo è stata quella di non aver mai voluto cavalcare o usufruire di scappatoie. Cosa che lo fa ancora più meritevole della grazia.Sta dicendo che Bettino Craxi sbagliò ad andare a Hammamet?No, perché contro il presidente Craxi non ci fu un tribunale ma un plotone d’esecuzione.Ultima domanda: Maurizio Belpietro defenestrato da Libero significa che siamo all’avvento del Partito della nazione o di una riedizione del patto del Nazareno?Io credo che innanzitutto un editore è libero di fare dei direttori quello che crede, questa è la legge alla quale noi tutti ci inchiniamo. Ma anche un bambino sa che Belpietro non paga per incapacità editoriali, ma una linea chiara che pungolava quotidianamente Renzi, che non faceva sconti alla sua politica. E l’editore ha fatto una scelta precisa. E cioè la scelta di non avere più un mastino che non ne faceva passare una liscia a Renzi.Patto del Nazareno?No, quella era cosa alta e nobile della politica, qui ci troviamo a discutere invece di interessi di bottega bassissimi, non di alti ideali. Con i quali Denis Verdini e gli Angelucci, a mio avviso, non c’entrano.