"Se Beppe Grillo mi chiedesse le dimissioni nel caso fossi indagata, lascerei la poltrona". Ne è certa Virginia Raggi, candidata sindaco di Roma, in un'intervista al settimanale L'Espresso, facendo esplicito riferimento al codice di comportamento sottoscritto da tutti i candidati del Movimento. "In realtà quello che c'è scritto nel codice è quello che vorrebbero non dico tutti gli italiani, ma la grande maggioranza"."Dei due garanti purtroppo - sottolinea Raggi - è rimasto uno solo, visto che Casaleggio è morto, quindi c'è solo Beppe. Vede, il garante è una figura che ci aiuta a rispettare i nostri principi. Quindi io ritengo che nel momento in cui una persona si discosta da questi principi, se è onesta deve fare un passo indietro; se invece nonostante le violazioni continua a fare le cose in nome del Movimento, è giusto che ci sia qualcuno che a un certo punto dica basta".Quanto alla sua autonomia decisionale rispetto al cosiddetto staff, Raggi osserva: "Io non ho mai ricevuto una mail firmata 'staff di Grillo'. Io ho ricevuto delle mail firmate da persone con nome e cognome, diverse a seconda delle questioni che venivano sottoposte. È uno staff tecnico legale coordinato dai garanti. Avvocati che ci aiutano, per esempio, a fare ricerche legali sulle persone da nominare. È una garanzia ulteriore avere più occhi che controllano determinati atti come le nomine. Io - aggiunge - ritengo di essere autonoma". Raggi rileva: "Ritengo di poter validamente interpretare l'articolo nel senso che quelle che sono le persone che collaboreranno con me passeranno attraverso un parere di questo staff, ma poi sarò io a nominarle. Io deciderò con l'aiuto di tutte le persone che sono chiamate a darmi un supporto". Non pensa - le viene chiesto - che avendo un ruolo non così secondario i cittadini debbano sapere da chi è composto, con nomi e cognomi? "Sì, eventualmente ve li comunicheremo", risponde la candidata M5S.