Tutto si può dire ma non che Marcello Maddalena osservi le correnti dei giudici con altezzoso distacco. Storico leader di Magistratura indipendente, è stato tra i fondatori di Autonomia & Indipendenza, il gruppo nato per scissione da Mi, di cui fa parte anche Piercamillo Davigo. «E dell’attuale presidente Anm sono stato e sono uno dei maggiori sostenitori», rivendica. Eppure l’ex procuratore generale di Torino, in pensione da pochi mesi, non esita a riconoscere la «degenerazione delle correnti che compongono l’Anm». Auspica perciò una riforma del Csm, a cominciare dal sistema per l’elezione dei togati. Obiettivo che il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha in cima all’agenda.Il premier Renzi dice invece che la riforma del Csm non è una priorità. E secondo lei?Non c’è dubbio che esistano cose più importanti: l’urgenza principale è ridare efficienza al processo penale, e credo si debba intervenire innanzitutto sulla prescrizione. Ma se si ha a cuore il funzionamento dell’apparato si deve riconoscere che in questo c’entra anche il Csm.Su cosa si deve intervenire?Oltre che sul sistema elettorale, anche sulla composizione della sezione disciplinare.La commissione presieduta da Luigi Scotti propone di restringere l’estensione dei collegi elettorali.Sono assolutamente d’accordo. Si parta da questo, da un numero di collegi pari a quello dei componenti elettivi. In tal modo sarà più facile veder premiata la scelta della persona, che dovrà rispondere più ai magistrati di quel collegio chi non alla sua corrente. D’accordo anche sul ballottaggio al secondo turno, così le correnti sono costrette a individuare fin dall’inizio candidati apprezzati anche dagli altri gruppi: devi arrivare al 50 per cento più uno, e allora devi tagliare fuori le posizioni ‘politiche’ estreme.Selezione dalla base, insomma, piuttosto che filtro associativo.Direi che con un sistema come quello che ho appena ipotizzato verrebbe non eliminato ma sicuramente molto attutito il condizionamento delle correnti. E il rapporto tra gli apparati e gli eletti sarebbe decisamente minore.È il sistema perfetto?Nessun sistema elettorale lo è. Ma con questo si avrebbe un altro vantaggio: non ci sarebbero più zone rappresentate in Consiglio da 3 o 4 eletti e altre sguarnite.Dalla corrente “di sinistra”, Area, ribattono: con i collegi piccoli prevale la polverizzazione della rappresentanza, non un riconoscibile “progetto di autogoverno”.Guardi, il discorso sull’affermazione delle culture di autogoverno poteva valere ai tempi in cui sono entrato in magistratura. Allora c’era una contrapposizione ideale molto più forte di oggi. Si fronteggiavano diversi modi di concepire la funzione del magistrato, c’era il discorso sulla giurisprudenza evolutiva, sulla scelta di campo... Adesso quelle posizioni sono molto più sfumate, e le correnti sono diventate contenitori che servono più a premiare chi ne fa parte che a rappresentare visioni culturali contrapposte.Più lobby che correnti di pensiero.Esatto. E questo anche in virtù di un’attenuazione senz’altro positiva di alcune posizioni ‘politiche’ estreme. Solo che così l’aspetto lobbistico è diventato preponderante.La riforma elettorale del Csm è la cura?Primo: non vedere che ci sono degenerazioni correntizie, e che queste sono un fattore fortemente negativo, è indice di miopia, come ha giustamente denunciato anche il presidente Napolitano. Secondo: un sistema di voto che attenui il vincolo d’appartenenza alle correnti va visto positivamente. Ci aggiungerei altre regole, come l’obbligo per il Csm di procedere in ordine cronologico alle nomine per gli incarichi direttivi: si parte non dall’ufficio più in vista ma da quello sguarnito da più tempo. E non si passa agli altri finché non si è deciso il precedente.Rapporto governo-magistratura: con Berlusconi c’era conflitto, ora sembra esserci un certo disordine.Al di là delle apparenze credo che con la presidenza Davigo si crei una maggiore possibilità di confronto, con rispetto dei reciproci ruoli.Confronto?Davigo ha un modo di affrontare le questioni che fa emergere i problemi, costringe a metterli fuori con chiarezza.Anche quando dice che i politici sono ladri e non si vergognano più?Io ho interpretato quella frase nel senso che di fronte a certi fenomeni si è attenuato lo stigma sociale.A proposito di corruzione: anche lei sostiene che la prescrizione è la chiave di tutto?È l’epicentro del processo. Ci sono troppe prescrizioni, c’è un insostenibile collo di bottiglia nelle Corti d’appello. D’altra parte non è accettabile che un imputato resti sulla graticola per un’inifinità di tempo.E allora?Secondo me non si deve più far decorrere la prescrizione dal momento in cui è stato commesso il reato. Non ha senso. L’imputato sale sulla graticola solo quando scopre di essere indagato. E l’istituto della prescrizione è appunto concepito per evitare che una persona su quella graticola ci resti troppo. L’altro fondamento della prescrizione sta nell’esaurirsi, da parte dello Stato, dell’interesse a perseguire il reato. E qui però bisogna essere logici.A cosa si riferisce?Al fatto che una volta esercitata l’azione penale, cioè chiesto il rinvio a giudizio, lo Stato ha dimostrato di avere quell’interesse. Non dico che a questo punto il calcolo della prescrizione non possa ricominciare a decorrere: non si può tenere uno sulla graticola per un processo a tempo indeterminato. Ma certo, arrivati alla sentenza di primo grado, il calcolo dovrebbe andare avanti solo se è il pm a proporre appello. Nel momento in cui lo fa l’imputato, è lui che vuole prolungare la durata del processo.I magistrati possono fare campagna referendaria?Non vedo alcun dovere in un senso o nell’altro, ma oggettivamente il premier ha assegnato alla consultazione una valenza politica molto forte, addirittura di carattere personale: per il magistrato c’è dunque il rischio di apparire schierato con una parte. L’accusa peggiore che si possa rivolgere a noi giudici è quella della politicizzazione. E anche l’immagine conta.