Nel corso della discussione con il governo sulle ferie dei magistrati, l’Anm ha spesso posto la questione dei periodi di “distacco” e di “rientro”, quelli cioè immediatamente anteriori e successivi alle vacanze vere e proprie. Con il decreto sul processo civile del settembre 2014, l’esecutivo aveva ridotto infatti le ferie per giudici e pm da 45 a 30 giorni. L’Associazione magistrati ha più volte ricordato che quei 15 giorni “tagliati” venivano quasi sempre utilizzati non per allungare le vacanze ma per il deposito dei provvedimenti (prima di prendersi la pausa di riposo) e la preparazione delle udienze (una volta rientrati). All’epoca il governo non rivide la decisione, fortemente voluta da Renzi. Ma adesso l’Anm invita i responsabili di tutti gli uffici giudiziari d’Italia ad assicurare comunque a ciascun magistrato 15 (o per essere precisi 14) giorni di assenza dalle udienze. Lo fa con il verbale approvato lo scorso 4 maggio dalla Giunta esecutiva dell’Associazione, successivamente trasmessa ai presidenti delle giunte locali. Questi ultimi l’hanno sottoposta a procuratori capo e presidenti di Tribunale, in modo che gli “auspici” contenuti nel documento vengano effettivamente tradotti in circolari organizzative.In quel verbale si parte dalla considerazione di base per cui «la concessione delle ferie ai magistrati è un vero e proprio diritto, riconosciuto come indispensabile dalla Costituzione per ogni lavoratore». Si auspica che i «dirigenti degli uffici» quantifichino i due periodi cuscinetto «in modo che il godimento delle ferie sia pieno e completo». Si conviene quindi che i periodi pre e post ferie possano essere determinati «in ambito temporale non inferiore a sette giorni, sia per il distacco che per il rientro» Quattordici giorni cuscinetto, dunque.Si tratta di un parere non vincolante ma sorretto da diverse argomentazioni, a cominciare dalle «tabelle feriali in passato approvate dal Csm». Vi si aggiunge l’ulteriore auspicio che i «capi degli uffici» consentano «ai magistrati che ne facciano richiesta» di «non esaurire tutte le ferie nel periodo dal 27 luglio al 2 settembre», cioè durante la sospensione estiva. Nel documento inoltre, la Giunta dell’Anm non rimette in discussione il calcolo dei sabati ricadenti nei periodi di vacanza: la nota ricognitiva approvata lo scorso 20 aprile dal Csm ha ritenuto che quei sabati non vadano scalati dal monte ferie. Dopo le frecciate di Renzi dunque, le toghe ridefiniscono la materia in modo che alla fine il taglio del governo finirà per produrre un numero di giorni di vacanza superiore al passato.