«Prima c’era il problema della doppia morale, ora si è passati al problema della tripla morale. Perché la differenza di valutazione non è più solo tra sindaci del Pd e dei 5 stelle, adesso si utilizzano differenti metri di giudizio allo stesso interno del Movimento. Se ti chiami Pizzarotti ti mando via, se ti chiami Nogarin, no. Perché ho deciso così, uno mi sta più simpatico». Il professore Paolo Becchi commenta così la notizia della sospensione di Federico Pizzarotti dal Movimento 5 stelle. Docente di Filosofia del diritto all’Università di Genova, un tempo considerato uno degli ideologi dell’M5s (prima che Grillo ne prendesse le distanze), Becchi non usa mezzi termini e liquida la questione Parma come un semplice «regolamento di conti interno». Nessuna questione di principio per il professore, solo un gesto estremo che nasconde il vuoto di contenuti. «Adesso che anche loro amministrano da tempo», dice, «si accorgono che la politica ridotta all’onestà non funziona più».Professore, quindi per lei la sospensione di Federico Pizzarotti non mette a tacere chi accusava il Movimento di utilizzare una doppia morale?Ma no, Pizzarotti è stato sempre un problema e non aspettavano altro che un occasione per farlo fuori. Ma l’occasione, in realtà è sbagliata. Come fai, davanti all’opinione pubblica, a sospendere il sindaco di Parma per un avviso di garanzia e lasciare invece al proprio posto il sindaco di Livorno? Il gioco è falsato così.Beppe Grillo ha detto che la differenza tra Nogarin e Pizzarotti sta nel fatto che quest’ultimo sapeva dell’avviso di garanzia ma non ha comunicato nulla al partito...Mi sembra un copione già visto. Come nel caso di Rosa Capuozzo e tutto il balletto che ne è seguito. Capuozzo sapeva delle pressioni? Non lo sapeva? Ma forse sapeva pure Fico? Sono tutte scuse. Il dato oggettivo è che un avviso di garanzia dovrebbe valere come un altro. Se uno l’ha comunicato prima e l’altro dopo non cambia nulla. Non è che se dici a tua moglie che l’hai tradita si cancella il tradimento. La questione è: hai tradito o no? Altrimenti si tratta di scuse, parliamoci chiaro.Il sindaco di Parma ha chiesto un confronto con Luigi Di Maio, respingendo il sollecito di chiarimento arrivato da uno Staff da lui definito «anonimo». Ma chi decide le sospensioni?Beppe Grillo non ha alcun peso su queste cose, né credo che Davide Casaleggio eserciti il ruolo ricoperto dal padre, credo che controlli solo la parte tecnica. Ormai è il direttorio che controlla la vita politica del Movimento, mi sembra evidente.Mettere in discussione Pizzarotti non indebolisce un po’ anche Nogarin?No, sono sicuro che Nogarin ne esca rafforzato. Sarà il sindaco di Stalingrado, l’ultima battaglia, un simbolo. Il punto è un altro: il giustizialismo gli si sta rivoltando contro. Adesso che anche loro amministrano da tempo, si accorgono che la politica ridotta all’onestà non funziona. Quello schema è fallito. Perché oltre all’onestà c’è il vuoto.Virginia Raggi ha provato a sollevare la questione, ha parlato di avvisi di garanzia utilizzati come manganelli...E infatti l’hanno messa subito a tacere, perché era chiaramente un controsenso per la retorica del Movimento. Come fai, dopo aver sempre sostenuto una certa posizione, a parlare di manganelli all’improvviso? È tutto rovesciato. Un Movimento che è nato sull’onda del giustizialismo ora è messo alle strette. Non vedo una via d’uscita a questa situazione, si è tutto avvitato su sé stesso. L’unica soluzione sarebbe smetterla con questione morale e sollevare la questione sociale.Ma adesso cosa accadrà adesso a Parma? I consiglieri comunali di maggioranza, quelli che utilizzano il logo del Movimento 5 stelle, come faranno a sostenere un sindaco sospeso?Questa è una domanda interessante. Potrà succedere qualcosa di simile a quanto già visto a Quarto con Rosa Capuozzo, bisognerà vedere se assessori e consiglieri staranno dietro al sindaco o se scelgieranno la linea del Movimento. Di certo Pizzarotti proverà ad andare avanti comunque, anche con una giunta civica o di sinistra. Questa situazione, del resto, era abbastanza prevedibile, io ne avevo già parlato nel mio libro Cinque stelle e associati. E alle prossime elezioni, l’attuale sindaco di Parma si ricandiderà.Una parte dei militanti seguirà Pizzarotti in un eventuale percorso nazionale fuori da Movimento?No, nessuno. Perché secondo me Pizzarotti non ha una statura politica capace di attirare consenso. La paura, nutrita dai vertici del Movimento, che lui potesse coagulare l’opposizione interna era una finzione. Volevano solo togliersi di torno un eterodosso.Queste turbolenze potrebbero avere ripercussioni sulle Amministrative di giugno?Staremo a vedere, è possibile che qualche danno lo creino. Perché tutta la battaglia elettorale si regge sul fatto che il Movimento si porti a casa Roma e, se possibile, Torino. Se dovessero perdere si aprirebbe una nuova fase. Nella Capitale non dovrebbero esserci problemi, ma bisognerà chiarire per il futuro se basta un avviso di garanzia per dimettersi o no. Perché gli italiani cominciano a sospettare. Il vero problema è che non esiste un’amministrazione comunale guidata dai 5 stelle che funzioni. Io ho avuto modo di analizzarle tutte e non c’è un Comune in cui la gente sia contenta del suo sindaco.