«Piena fiducia e rispetto della magistratura», ma vogliamo «rispettto anche per noi sindaci». E basta «gogne», per tutti anche, naturalmente, «per i colleghi dei Cinque Stelle, rispetto ai quali abbiamo posizioni distantissime». Guido Castelli (Forza Italia), sindaco di Ascoli Piceno sintetizza così il senso di una dirompente lettera-appello al Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Primo firmatario, il sindaco (Pd) di Catania Enzo Bianco, già ministro dell’Interno dei governi D’Alema-Amato. Accanto alla firma di Castelli, Bianco e molti altri sindaci del Pd, c’è anche il primo cittadino di Lecce Paolo Perrone (Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto).Sindaco Castelli, è una critica bipartisan contro la magistratura dopo la raffica di inchieste e arresti?No, è una critica anche alla politica, ai governi nazionali che da cinque anni, da quando la crisi è esplosa hanno chiesto ai sindaci sforzi che, non noi, ma addirittura il primo presidente della Corte dei conti ha definito sproporzionati. I Comuni sono stati massacrati. E’ stata data loro la possibilità di aumentare le tasse, ma di queste tasse è lo Stato che ne ha beneficiato. La crisi ha profondamente logorato la loro possibilità di corrispondere alle attese dei cittadini perché I Comuni sono di fatto commissariati.E le inchieste giudiziarie?Prima mi faccia dire: il sindaco di Licata ha avuto la casa bruciata per le sue azioni contro l’abusivismo edilizio e ogni anno c’è una media di 850 atti di intimidazione nei confronti dei sindaci. Va Bene?Va malissimo, ma ci risponda sulla critica alla magistratura. Ci sono stati eccessi?La magistratura giustamente deve indagare, valutare, ispezionare tutto. Tuttavia bisogna tutelare la reputazione dei sindaci...Siete vittime anche della giustizia?No, della burocrazia, sulla quale poi la magistratura valuta. C’è una responsabilizzazione inusitata delle leggi italiane che porta a uno stress amministrativo sul quale poi interviene la magistratura.Ma, scusi, nel caso dell’arresto del sindaco di Lodi, Simone Uggetti, voi stessi scrivete a Mattarella stigmatizzando quanto c’è scritto nell’ordinanza. E cioè, come voi dite, che “il vantaggio, che configurerebbe un elemento della condotta illegittima, consisterebbe nel consenso ricevuto e generato da un’azione amministrativa”. Reato di consenso politico?Esatto, lo ha denunciato benissimo Emanuele Macaluso, il quale ha detto una cosa che fa esattamente il paio con quanto dicevo sul danno alla reputazione dei sindaci. Si è ritenuto vantaggio indebito il fatto di aver prodotto, grazie a una certa azione amministrativa, consenso per la propria maggioranza. E’ questo è un po’ come se si criminalizzasse lo stesso esercizio della politica. Ma il consenso, ovvero la riconciliazione tra comunità e amministratori è un fatto di per sé positivo non fraudolento o pernicioso. Altrimenti mettiamo i prefetti.Lei di FI si trova con Bianco del Pd. Come nasce questa unione?Se mi posso permettere, è Bianco che si ritrova con me, perché questa scelta neocentralista di assoggettare i sindaci ai voleri di Roma, l’ha compiuta al meglio proprio Matteo Renzi.Però, scusi, non può essere sempre tutta colpa di Renzi, le restrizioni nascono con vari governi anche con quelli di Silvio Berlusconi. O no?E’ vero. Sulla riduzione delle risorse iniziò con la crisi del 2009 Giulio Tremonti (ministro dell’Economia di Berlusconi), però c’è una norma che perfeziona questo tipo di atteggiamento verso i sindaci. Questa norma è la riforma dell’articolo 119 voluta da Renzi, tant’è che io sono uno di quelli che dirà no al referendum di ottobre. Non per le ragioni note e consuete ma perché questa rivisitazione dell’articolo 119 consacra il neocentralismo nei confronti delle autonomie.Anche se il M5s non è mai stato tenero con voi e con il Pd, il sindaco Nogarin è stato messo alla gogna?Ormai in Italia quasi tutti i sindaci sono messi alla gogna. C’è un clima di insofferenza che riguarda anche chi come noi prima rappresentava il lato migliore della filiera istituzionale, la futura classe dirigente del Paese