Gentile Ministro,La ringrazio perché col suo invito a suonare gratis per la Festa della musica (21 giugno) ha contribuito a portare al centro dell’ attenzione un tema assai noto a noi musicisti, ovvero la possibilità di farsi conoscere esibendosi gratis. Per onestà intellettuale va detto che lei ha rivolto questo appello anche ai “grandi nomi”, che però si avvalgono di altri introiti. Per esempio un grande nome può fare da testimonial a una compagnia telefonica così come ad una catena di discount, mentre ad un musicista verosimilmente questa possibilità è preclusa. In effetti un musicista che faccia da testimonial ad un prodotto di largo consumo non si vede dai tempi dell’”uomo in ammollo”. E allora bisogna fare una distinzione tra chi fa il musicista e chi è famoso grazie alla musica.Vede, questa cosa che per un musicista suonare gratis è una possibilità di farsi notare è un’idea che perseguita la nostra professione, è una cosa che tutti i maestri nei lunghi anni di studio mi hanno sempre sconsigliato e che a mia volta sconsiglio sempre a tutti i miei allievi e le spiego anche il perché: è immaginabile che, dovendo ristrutturare il suo appartamento, lei chiami una ditta e gli chieda di occuparsi del progetto, della demolizione, della ricostruzione del medesimo a titolo gratuito così magari quando qualche suo ospite si avvedrà della raffinatezza del lavoro svolto possa poi decidere di incaricare la stessa ditta di fare altrettanto?Lei potrà obbiettare che il prodotto musicale è ben diverso da quello edile, che la musica è un bene di cui godere nel tempo e che di per sé crea relazione tra coloro che la eseguono in primis, ma anche con chi ne usufruisce ed infine tra gli ascoltatori a loro volta, mentre altrettanto non si può dire dell’edilizia. Però in entrambi i campi ci vogliono competenze e anni di apprendistato. Pensi che solitamente quando assiste ad un concerto di una banda di paese molto spesso chi la dirige ha un diploma di direzione d’orchestra il che significa che verosimilmente ha studiato in Conservatorio all’incirca ventitré anni, sostenendo esami che prevedono la clausura per trentasei ore. E allora capisco come la proposta di suonare gratis possa venire dal padrone di un locale, ma trovo singolare che sia un’idea partorita dal massimo rappresentante della cultura nel nostro paese. Sa ministro che siamo la nazione con il maggior numero di Conservatori e il minor numero di orchestre stabili? Dunque quale sarà la politica del governo con l’istituzione dei Licei Musicali che sforneranno migliaia di giovani che si augurano di fare della Musica una professione? Suonare gratuitamente aspettando che qualcuno li noti? Non escludo che a qualcuno sia capitato, e che poi sia diventato famoso.Certo, tutti abbiamo già suonato gratis e di sicuro anche quelli che poi sono diventati famosi all’inizio della carriera avranno suonato gratis. Ma sostenere che suonando gratis si diventa famosi è il modo tipico di pensare di chi vuole che l’uso di Marijuana resti illegale sulla base del ragionamento che tutti gli eroinomani hanno cominciato con le canne (e che poi sarebbe come dire che tutti gli stupratori hanno cominciato con la masturbazione), ovvero tutti quelli famosi all’inizio hanno suonato gratis, tutti gli eroinomani hanno cominciato con le canne e tutti gli stupratori con la masturbazione. Ma non tutti quelli che si masturbano diventano stupratori, non tutti quelli che si utilizzano marijuana diventano eroinomani e non tutti quelli che suonano gratis diventano famosi.E soprattutto lei è davvero sicuro che l’unica soluzione per un settore che conta diverse centinaia di migliaia di operatori, escludendo coloro che lavorano nei quattordici enti lirici (nei quali per altro mi risulta che negli ultimi venti anni le assunzioni non abbondino), sia quella di “farsi notare”ed implicitamente diventare famosi? E per quelli che svolgono la professione e che non diventano famosi, ma che comunque sono validi professionisti cosa ha da proporre la classe dirigente?Perché è di questo che stiamo parlando. Di questo e del deserto culturale verso il quale la nostra società si sta inabissando sotto gli sguardi complici della finanza, della classe politica ed di una burocrazia che stroncano sul nascere ogni iniziativa. Sarebbe così difficile pensare un regime fiscale agevolato per quei locali che propongono performance di musica dal vivo, rispetto quelli che si limitano a mettere musica riprodotta da supporti audio? Sarebbe un costo troppo grande per l’erario e per la SIAE permettere che qualsiasi rappresentazione di musica dal vivo in cui non si paghi un biglietto e sotto i duecento spettatori o per eventi privati, possa avvenire senza alcun ulteriore onere per il datore e per l’esecutore? Pensa che sia troppo difficile immaginare che un musicista al giorno d’oggi sia impegnato in varie attività? Io per esempio faccio concerti, suono in radio, mi esibisco nei teatri, registro dischi, insegno uno strumento, collaboro in progetti sociali in cui la musica svolge un ruolo. E talvolta scrivo musiche per documentari. No, perché penso che queste siano le domande a cui chi opera nel settore vorrebbe una risposta. Per “farsi notare” c’è sempre tempo.