Pierantonio Zanettin è un liberale di lungo corso. Eletto senatore in Forza Italia, è stato indicato come laico al Csm per la sua capacità di rappresentare le posizioni sulla giustizia di tutto il centrodestra, Lega compresa. Non dimentica quanto avvenne dieci anni fa con la riforma costituzionale disegnata, tra gli altri, dal leghista Calderoli. «Le toghe si schierarono liberamente, in gran parte per il no: dovrebbero poterlo fare di nuovo. Una norma ad Morosinim sarebbe inaccettabile... »Zanettin è un laico: coinvolto sì, ma come singolo rappresentante di un’area politica. Si provi a immaginare quante tensioni attraversano le correnti dei magistrati. Comprese le loro articolazioni nel Consiglio superiore. Alcuni gruppi - soprattutto i due riuniti nel cartello di “Area“, Md e Movimento per la giustizia - reclamano libertà di intervento sul referendum costituzionale. Non hanno preso bene le parole pronunciate domenica dal vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, soprattutto il passaggio sul referendum che «si è caricato di un significato politico» e sulle «ragioni che suggerirebbero cautela» ai giudici. Ieri Giovanni Salvi, procuratore generale a Roma e autorevole rappresentante di Md, ha difeso «l’irrinunciabile diritto dei magistrati di esprimere opinioni sul dibattito politico-istituzionale». Giuseppe Pignatone, che a Roma è il capo dei pm e aderisce a Unicost, dichiara di preferire il «riserbo».Ieri mattina Legnini ha cercato di stemperare le tensioni in un incontro tra il comitato di presidenza del Csm e i capigruppo di laici e togati. Ne è venuta fuori l’esortazione a «spegnere i riflettori» e chiudere il caso delle «parole attribuite dal Foglio a Piergiorgio Morosini». Meglio evitare la partecipazione a manifestazioni politiche, si è poi convenuto: ma il vincolo riguarda i componenti del Consiglio superiore, laici e togati, non i magistrati in generale. Sulla condotta che dovranno tenere tutti gli altri giudici del Paese, sarà l’Anm a decidere.Queste indicazioni saranno discusse di nuovo da tutti i consiglieri in una riunione informale convocata per domani, dunque dopo l’incontro tra Orlando e Legnini previsto per oggi. Si valuterà se fissare le regole in un codice di autoregolamentazione interno. Uno dei maggiori esponenti di Unicost, Luca Palamara, ne suggerisce l’adozione.È una difficile ricerca dell’equilibrio che mette a dura prova Legnini. Vittima probabilmente di un equivoco. La sua mission è rappresentare le preoccupazioni proprie ma anche quelle del presidente della Repubblica. Non è un caso che l’incontro di ieri mattina al Csm si sia tenuto a poche ore da quello tra il presidente della Repubblica e il vicepresidente del Csm. Molti nella magistratura associata, soprattutto all’interno di “Area”, vedono però nello sforzo di composizione compiuto da Legnini un indirizzo pienamente politico. Legato cioè al partito da cui Legnini proviene, il Pd, e al fatto che il premier nonché segretario di quel partito leghi il destino del proprio esecutivo all’esito del referendum costituzionale. Un equivoco, di cui Legnini è chiaramente vittima. Le interpretazioni forzate vedono l’ombra di Renzi stagliarsi dietro l’ex sottosegretario all’Economia, ladove ci sono al massimo le esortazioni di Mattarella. Incomprensioni che Legnini dovrà sopportare. In nome soprattutto del ritorno a un confronto sereno tra politica e magistratura.