N<+tondo_band>essun ripensamento, l’ormai ex sindaco di Lodi Simone Uggetti e l’avvocato Cristiano Marini devono rimanere in carcere a San Vittore. Il Gip Isabella Ciriaco ha confermato la custodia cautelare in carcere per i due arrestati, entrambi indagati per turbativa d’asta, perchè sussiste ancora un «elevato rischio di inquinamento probatorio».Dopo l’arresto del 3 maggio, sulla procura di Lodi si è abbattuta una tempesta mediatica e politica che ha scosso il Consiglio Superiore della Magistratura, con il consigliere laico Giuseppe Fanfani che aveva definito l’arresto «ingiustificato e comunque eccessivo» rispetto al reato contestato, e annunciato di voler aprire una pratica, per valutare eventuali condotte anomale dei magistrati lodigiani. A queste affermazioni era subito seguita una piccata replica dei consiglieri togati di Area, che avevano bollato la dichiarazione come «incomprensibile e istituzionalmente inaccettabile». L’inchiesta è anche diventata un caso politico all’interno del Partito Democratico, perchè si tratta della terza inchiesta nel giro di pochi mesi a carico di un amministratore dem.Nonostante il terremoto, dunque, la Gip non cambia idea sul fatto che l’unica misura cautelare possibile per Uggetti sia la custodia cautelare in carcere, e non a quello di Lodi, ma a Milano, a San Vittore. La richiesta di sospensione della misura cautelare in carcere era stata proposta dall’avvocato di Uggetti, Pietro Gabriele Roveda, subito dopo l’interrogatorio di garanzia. «Il mio cliente si è dimostrato collaborativo e intende mettersi a disposizione della magistratura per chiarire ogni cosa», aveva spiegato Roveda, che sperava in una modifica della misura.Invece, il giudice delle indagini preliminari ha ritenuto giustificato il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento della prova addotti dai pubblici ministeri nelle motivazioni della richiesta di carcerazione e - si legge nei due provvedimenti - nonostante gli interrogatori resi, non ci sono le condizioni per l’attenuazione della misura cautelare.L’inchiesta nasce dalla denuncia di una dipendente comunale, che accusava il sindaco di Lodi di aver interferito illecitamente nella redazione di un bando da 4mila euro per la gestione estiva delle piscine comunali. L’intervento del primo cittadino avrebbe imposto la modifica di alcuni requisiti (abolizione del canone e preferenza per chi opera a Lodi), favorendo così una società municipalizzata e una partecipata pubblica al 45% di cui era socio l’avvocato Cristiano Marini. Durante l’interrogatorio di garanzia, Uggioli ha sostenuto di aver agito nell’ottica di una oculata gestione per salvaguardare il bilancio del comune, e di non aver ottenuto nulla per sè. I pm, invece, hanno individuato l’interesse del sindaco in un ritorno di tipo politico ed elettorale.