Il Dubbio. Si chiama così questo nuovo quotidiano da circa un mese in edicola. Cosa ne pensa dalla sua prospettiva di filosofo?Dal punto di vista filosofico, il dubbio fa parte del metodo, dunque è necessario, ma per arrivare alla “lieta certezza”, come dice Goethe. La filosofia deve risolvere e non creare i problemi. Questi, li crea la vita. Ci sono tuttavia dubbi che non si possono sciogliere, per esempio se vivremo ancora o no in una qualsiasi forma dopo la morte.L’attenzione specifica sarà rivolta a politica e di giustizia. Ma l’idea di fondo de "Il Dubbio" è mettere al centro i diritti dei cittadini. Non trova che nella nostra epoca moderna, così globalizzata se ne dovrebbe parlare di più e che soprattutto dovrebbero essere maggiormente salvaguardati?Nella nostra epoca industrializzata, informatizzata e globalizzata, l’individuo rischia sempre più di essere schiacciato. La difesa dei diritti dei cittadini si impone quindi con particolare forza e urgenza.La globalizzazione ha portato più certezze all’umanità o aumentato i dubbi?Più certezze in senso collettivo; più dubbi in senso individuale.Cosa ci dicono emergenze epocali come la trasmigrazione di intere popolazioni che diventano migranti o il terrorismo islamista? La filosofia può aiutarci a inquadrarle? E in che direzione?La trasmigrazione di intere popolazioni, le nuove invasioni barbariche, è la grande tragedia del nostro tempo. Le miserie e le difficoltà dei poveri migranti, vecchi, donne, bambini, i loro tartassamenti ad opera dei trafficanti di uomini e le loro illacrimate morti in mare spezzano il cuore. Dall’altro lato essi rappresentano il definitivo tramonto dell’Europa, già divenuta inerte e passiva, ma pur sempre un corpo grasso su cui si avventano le orde degli affamati. Sotto il peso di queste masse di miseri, in parte per estrema necessità proni alla delinquenza, l’Europa sprofonda sempre più. Non si tratta di ricevere, di dividersi un milione di migranti fra i vari Stati europei, come dice tra gli altri anche Massimo Cacciari. Stiamo parlando di decine e decine di milioni di persone: non solo di richiedenti asilo, ma di tutti i diseredati, attirati dall’immunità garantita dal nostro garantismo e umanitarismo. Garantismo e umanitarismo sempre più spinti, quali si riscontrano oggi in Europa, sono i chiari segni della sua decadenza, cominciata dalla perdita del primato mondiale alla fine della Seconda guerra mondiale e aggravatasi sempre più fino all’attuale impotenza e decrepitezza. L’Europa è ormai solo un emporio industriale e commerciale, senz’anima e senza energia.In una lettera aperta a Umberto Eco, lei sostiene che grazie a Nietzsche ha scoperto il principio della modernità. In che senso?Gli evi sono gli avi. Noi ci crediamo liberi e soli, appartenenti unicamente al nostro tempo che consideriamo uguale a ogni altro tempo. Invece siamo cipolle con molte sfoglie e solo un cuoricino di libertà e autonomia. Cioè siamo invisibilmente supercondizionati da natura e storia. Gli evi antico, medio (medioevo) e moderno non sono immensi laghi staccati tra loro e popolati di arcipelaghi; piuttosto assomigliano ad un solo vasto fiume impetuoso e drammatico, che si riversa dall’uno nell’altro per rapide e cascate che sono le grandi crisi storiche. L’evo antico aveva dato tutto quel che poteva, si era esaurito e richiedeva quella rinascita dialettica (per integrazione e contrasto) che è stato il cristianesimo, con il rovesciamento dei valori aristocratici: individuo, lotta per il primato, divisione in plebe e aristocrazia, guerra, vendetta, patria, suolo, razza, in valori democratici: uguaglianza, dignità di tutti di fronte a Dio, solidarietà, pace, carità anche per i nemici, ecumene, cioè universalità, immortalità. In circa 1500 anni la Chiesa ha da un lato cercato di seguire il Vangelo, coi suoi santi e i suoi ordini religiosi; dall’altro, come erede di Roma, ha fondato in alleanza con gli imperatori, che però traevano la loro autorità dalla Chiesa, una nuova civiltà, la civiltà cristiana. Ma la strapotenza e corruzione della Chiesa hanno suscitato infine da un lato i riformatori: Lutero, Zwingli, Calvino, Huss; dall’altro la reazione laica, specie coi filosofi italiani della natura: Pomponazzi, Telesio, Campanella, Giordano Bruno e Giulio Cesare Vanini. Si è formata così la triade hegeliana: paganesimo-tesi; cristianesimo-antitesi; laicità-sintesi.Laicità, modernità, religione, come si può convivere con ciascuna di queste categorie?Prima Bruno, poi Spinoza, infine Nietzsche, per nominare solo i tre più importanti, hanno fondato la religione laica, cioè la religione della vita caduca ma intrisa di infinito e di eternità, del corpo che è spirito e della terra che “ha un cuore d’oro” (Nietzsche). Hanno sostituito Dio con la natura, la teologia con la filosofia. Senza religione i popoli non possono vivere. Essi sentono di non essere principio e fine di se stessi, di non essere, nella natura, autosufficienti, di essere nel mondo e di aver bisogno del mondo, ma anche di dover lottare contro il mondo per la propria difesa, dunque cercano rifugio nella religione e nell’amore del padre onnipotente e provvidente. Ma questa religione antropomorfica, coi suoi dogmi, riti e miti, diventò, con l’umanesimo, il rinascimento e la rivoluzione copernicana, non più credibile; il Dio antropomorfico nella vita non funziona, il padre amorevole, quando se ne ha bisogno, non interviene. L’uomo, gettato nella natura in un mare di drammatica problematicità, è affidato a se stesso, al proprio coraggio e alle proprie forze.Lei inviando il suo libro “L’oro prezioso dell’essere” ad Umberto Eco, gli chiede di scriverne, qualora lo avesse ritenuto “carico di intuizioni e scoperte.. perché solo a Lei e a Repubblica e a L’Espresso i giovani credono, non al Corriere: i giovani che sono i soli veramente aperti alla filosofia”. Dunque lei pensa che la lettura e la diffusione di un libro dipenda molto dalla reputazione di chi scrive la recensione? Eco poi come si comportò: recensì o no il libro?Credo soprattutto alla forza del libro stesso e caso mai al tam tam dei lettori. Ma più un libro è originale, più richiede tempo per essere riconosciuto. Quindi le buone recensioni possono aiutare. Ma gli editori soprattutto tengono a quelle che promuovono il libro. Eco, che in passato era stato molto gentile con me, al tempo della mia lettera era entrato, io credo, nella fase di malattia che alla fine lo ha portato alla morte. Dunque non aveva più la disponibilità di prima.Come si spiega invece il successo di pubblico di cui godono i Festival di Filosofia. Tanti partecipanti e non solo giovani...Sono soprattutto i giovani che frequentano i festival di filosofia, specie quello di Modena. Ma non soltanto i giovani, naturalmente. Sono comunque pochi quelli che, sotto la pressione dei bisogni pratici, da cui i giovani sono ancora esenti o non ancora troppo condizionati, mantengono interesse per la filosofia e in genere per le cose dello spirito.Non è anche quello un forte bisogno di consumare filosofia e trovare alcune risposte alla crescente inquietudine che si vive..Certo, ed è per questo che il bisogno filosofico, come il bisogno metafisico di cui parla Schopenhauer, viene comunque coltivato. La filosofia è parte costitutiva dell’uomo, e ogni uomo ha e fa, senza saperlo, una sua filosofia. È come quel tale che non sapeva di parlare in prosa.Lei vive a Bruxelles da tanti anni. Ora ha paura di camminare liberamente in città? E come si può convivere con il rischio terrorismo….Contro il terrorismo non ci sono rimedi risolutivi. Gli unici rimedi parziali praticabili sono la sconfitta dell’Isis e le indagini delle polizie. Ma il fanatismo, la malattia più turpe dell’umanità, esisterà sempre, perché dà un gran senso alla vita, per quanto illusorio, e carattere a chi non ne ha.Lei ha origini napoletane, è nato a Frattamaggiore dove ritorna di frequente, spesso è invitato all’Università di Napoli. Ha pubblicato alcuni libri con Bibliopolis, la storica casa editrice di Francesco del Franco scomparso prematuramente, che riuniva attorno a sé un cenacolo di intellettuali, storici, filosofi, fisici, scalatori di passione. Un vero e nobile editore puro dei tempi moderni. Senza di essi i luoghi, la cultura non si impoveriranno?La morte dell’editore Francesco del Franco è una perdita grave per l’Italia e soprattutto per Napoli. La vita spirituale di una città ha pochi centri, pochi nuclei. Il cenacolo formatosi intorno a Bibliopolis, per virtù di quel gran signore e uomo di classe di Francesco, era uno dei pochi importanti centri attivi di cultura della città, che è dunque impoverita da tale perdita. Per fortuna le eroiche vedova e figlia hanno deciso di far continuare Bibliopolis e più di un libro è già in uscita, notevolissimo Etica e politica di Benedetto Croce.Siamo diventati più pessimisti o solo più inquieti? E quale percorso filosofico consiglierebbe? Più Schopenhauer o più Nietzsche?Pessimismo e inquietudine hanno, ahinoi, libero campo. Ma non devono vincere. La mia filosofia, l’essenzialismo, si basa sull’origine divina di tutti gli enti, che sono però gettati nelle vicissitudini della vita, cioè sottoposti alle terribili condizioni di esistenza. Per esempio per l’ alimentazione, i viventi sono costretti a divorarsi tra loro, perché la vita si alimenta solo di se stessa. Nella piramide degli esseri, chi sta sopra, armato di veleno, zanne, artigli o armi da fuoco, si nutre di chi sta sotto, salvo eccezioni in contrario. Dunque Schopenhauer è importante perché mostra l’estensione del male e il suo terribile potere, contrapponendosi a coloro che vorrebbero mentirlo o edulcorarlo. Ma Nietzsche, suo genauer Antidote (suo perfetto antidoto), con la sua potenza poetica porta al calor bianco dell’esaltazione l’amor dei intellectualis di Spinoza e predica l’entusiasmo per la vita e la passione, che le dà senso e consente all’uomo, nella sua vita caduca, il godimento dell’infinito e dell’eternità della vita, come ho già detto.