Non avrei mai pensato, francamente, che nella vita mi potesse capitare di gridare «Viva Fanfani»! Per me Fanfani è stato sempre l’Amintore, quello del referendum contro il divorzio, l’antagonista di Moro nella Dc. Noi ragazzi di 40 anni fa lo consideravamo un reazionario (anche se non era vero).Roba vecchia, comunque. Ora stiamo parlando di Fanfani Giuseppe, nipotino dell’Amintore in quanto figlio del fratello, che si chiamava Ameglio ed era un insegnate di Anghiari. Giuseppe, avvocato, ieri ha avuto il coraggio di alzare la voce e chiedere al Csm, del quale fa parte, di verificare se l’arresto del sindaco di Lodi sia o no legittimo.Gli sono saltati addosso i “togati” del Csm della corrente di Area, i quali ritengono che un sindaco si possa arrestare anche senza necessità (e dunque travalicando le norme del codice penale); però nessuno, proprio nessuno al mondo, neppure il Csm, abbia il diritto di sindacare sul comportamento di un magistrato. I togati della corrente di Area ritengono che un magistrato, in quanto magistrato, sia egli stesso la legge, e anche sia l’etica, la moralità e lo Stato, e chi osa discutere il suo comportamento è un fellone.E perciò, siccome le cose stanno così, questo Fanfani ha avuto un bel coraggio a sollevare la questione. Che in verità è una questione molto seria. Perché chiunque in questi giorni si è accorto che c’è un pezzetto della magistratura che, dopo gli squilli di tromba di Davigo – e probabilmente andando oltre le intenzioni dello stesso Davigo – ha iniziato una guerra senza quartiere alla politica. Per ora la guerra è al Pd (anche ieri un paio di avvisi di garanzia) ma nelle prossime giornate potrebbe allargarsi all’opposizione di destra.Ieri Renzi ha cercato di gettare acqua sul fuoco. Probabilmente ha anche rimproverato Fanfani per la sua dichiarazione (e infatti il povero Fanfani in serata ha dovuto frenare). Renzi ha detto che non vede nessun complotto contro di lui. E mentre pronunciava queste parole pensava esattamente il contrario e provava a immaginare un modo per fermare questo complotto.Non ci sono molti modi, ce n’è uno solo: una riforma della giustizia, che riporti il suo funzionamento nell’alveo della Costituzione e renda effettiva, ad esempio, l’applicazione di articoli fondamentali della Costituzione, come il 111, il 15, il 27 che attualmente sono lettera morta, violati ogni giorno dall’eccesso delle intercettazioni, dall’eccesso della carcerazione preventiva, dalla mancanza di garanzie per la difesa.Per fare questa riforma bisogna che le forze politiche mettano da parte le loro divisioni e la tentazione di usare ciascuno contro l’altro le invasioni di campo dei Pm. E cerchino l’appoggio del mondo del diritto, compresa gran parte della magistratura che ha tutto l’interesse che il sistema giustizia torni alla normalità e allo spirito della Costituzione.