Nathalie Naim, l’ex consigliera della lista Marino celebre per le sue battaglie antidegrado nel centro storico di Roma, in particolare contro abusivi, finti centurioni del Colosseo e bancarelle selvagge davanti ai monumenti, sarà, alle prossime elezioni di giugno, la capolista dei Radicali al primo Municipio.La scelta di appoggiare il candidato radicale Riccardo Magi a sindaco di Roma è maturata l’altro ieri dopo la clamorosa esclusione dalla lista civica che sostiene Roberto Giachetti. Motivo? Una querela per diffamazione condivisa con l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, che pubblicò sulle pagine della cronaca di Roma alcune sue dichiarazioni a proposito dei titolari delle concessioni sulle banchine del Tevere, accusati di subaffittarle, durante le manifestazioni estive, per migliaia di euro, a fronte di un canone di locazione pagato al comune di Roma di appena 60 centesimi al metro quadro.Durissima la reazione dei Radicali. Come ha dichiarato Magi, «il folle criterio che vieta di candidarsi a chiunque abbia un procedimento in corso, a prescindere dal reato, insegue e supera i grillini sul peggiore terreno giustizialista». Serafica e tranchant la risposta di Giachetti a chi lo accusava di essere diventato un forcaiolo: «Io ho dato una regola molto semplice: chi ha problemi con il casellario giudiziario, e non sta a me stabilire se un problema è di valore o no, non può stare in una lista che si apparenta con me. Mi spiace ma credo sia un elemento positivo».A parte le ripercussioni politiche che la candidatura della Naim con i Radicali avrà sugli apparentamenti delle liste e sul conseguente assetto della coalizione di centrosinistra, la motivazione con cui Giachetti ha giustificato la sua esclusione dalle liste, «i problemi con il casellario giudiziario», si presta ad una seria riflessione. Oltre ad avere archiviato definitivamente il principio di non colpevolezza sancito nell’articolo 27 della Costituzione ed aver “appaltato” alla magistratura la selezione della classe politica, si profila all’orizzonte un nuovo e micidiale strumento per eliminare dalla competizione elettorale un candidato giudicato “scomodo”, magari proprio perché ritenuto un possibile vincitore.In un Paese come l’Italia dove l’azione penale è obbligatoria, principio cardine che da sempre rende felici i magistrati e l’Anm, sarà sufficiente sporgere una qualsiasi denuncia a carico di un potenziale competitor per toglierlo subito di mezzo.Il cosiddetto “atto dovuto”, cioè l’iscrizione nel registro degli indagati a seguito della presentazione di una denuncia, comporterà, secondo il “sistema Giachetti”, l’automatica esclusione del candidato.Quando il pubblico ministero, poi, procederà con l’archiviazione, anche per manifesta infondatezza della notizia di reato, saranno passati anni e ci saranno già state le elezioni con vincitori e vinti. Troppo tardi, quindi, per tornare indietro e cercare un riscatto postumo.Un criterio del genere per selezionare le future classi dirigenti, cioè la presenza o meno di carichi pendenti, apre la strada ad una pericolosa deriva autoritaria. Anzi, ci riporta direttamente al medioevo e al tempo della caccia alle streghe. Non c’è da stare sereni.