Red Ronnie, esperto di musica, giornalista, conduttore televisivo, talent scout di molti artisti e presentatore nelle prime radio private, dj nella prima radio libera bolognese, dove ha esordito nel 1975; autore di programmi musicali di successo quali Bandiera Gialla, vero e proprio programma cult ed evento televisivo che gli ha fruttato il primo Telegatto (gli oscar italiani della TV). Subito dopo altri grandi successi con Be Bop A Lula, Mi Ritorni in Mente, Help e Roxy Bar. Ha orientato i gusti musicali dei giovani di ora e dei giovani delle generazioni passate, soprattutto negli anni ’80. Nel 2011, Ronnie lancia un nuovo esperimento con la sua web TV, Roxy Bar TV, dove mette a disposizione 24 ore su 24 (in rotazione e anche in modalità on demand) video che riprendono le esperienze più diverse: dalle interviste ai grandi personaggi della musica, dell’arte e della cultura, ai reperti storici di programmi come Be Bop A Lula, Help! e Roxy Bar.Come è cambiata la musica e come sono cambiati i gusti musicali dei giovani?La musica è cambiata molto dovendosi adattare ad anni e anni di vacche magre. Un esempio. Una volta si chiamavano le case discografiche che erano alla ricerca dell’alta fedeltà. Oggi questa ricerca non c’è più. L’Mp3 con cui oggi ascoltano la musica i ragazzi è dieci volte peggiore della qualità con cui si ascoltava musica negli anni ‘70. Questo ti fa capire come la tecnologia è migliorata nel tempo ma l’audio è peggiorato, tutto è stato delegato alle radio. Lo slogan delle radio di una volta era «prendo un disco di uno sconosciuto e ne faccio un successo». Oggi è tutto più rassicurante, si cercano solo grandi successi, si è persa la curiosità per tutto ciò che è diverso, nuovo. Oggi niente più direttori artistici: la ricerca di nuove capacità viene demandata ai “Talent”, ci pensa la televisione che non crea musicisti, ma solo dei ragazzi che sanno cantare bene, che sono carini, simpatici e che piacciono tanto ai ragazzini.I miti musicali esistono ancora?Quando ho cominciato ad ascoltare musica, i miei genitori amavano Claudio Villa, io invece Jimi Hendrix. C’era un gap generazionale enorme e la musica diventava anche un motivo di frattura. Oggi invece questo gap non c’è perché i brani che piacciono ai genitori piacciono anche ai figli, tranne la musica da discoteca. Il problema vero è che oggi manca totalmente il ricambio e i potenziali artisti del futuro cambiano mestiere perché non hanno spazio.Lei è stato un antesignano dell’innovazione musicale, di format e programmi cult.Io ho sempre giocato con la comunicazione, ad esempio sono stato il primo ad interagire con le chat durante i programmi che facevo nel 1995 e, invece, di appoggiarmi mi creavano problemi, dicendomi che non potevo portare internet in televisione. Sono stato il primo a fare un record di ascolto sul web con due milioni di spettatori in occasione della Vasco Rossi Night. Ho creduto sin da subito alle potenzialità della rete e oggi interagisco con il mio pubblico attraverso Periscope o Mentions. Uso tutti i nuovi media che sono a disposizione, soprattutto oggi che in questo campo c’è un’enorme frammentazione. Però sono contro la nuvola, metti tutto su icloud, credo invece nel My Cloud WD. Ho tanti hard disk sparsi dove tengo la mia memoria e non quella che diventa collettiva. La memoria è una cosa intima.Che tipo di comunicazione c’è in giro, tutti si appellano alla rete?Tanta comunicazione fasulla e c’è bisogno di tanta verità. Non è che è fasulla perché si appellano alla rete, semplicemente si tende a sopravvalutare queste cose, come l’auditel può essere totalmente falso, basato solo su gente che guarda la tv. Se tu invece non guardi la tv non rientri nel questionario, però entri nell’auditel e la tua scelta condiziona anche chi non guarda la tv. Si tende dunque a giocare tutto sui numeri e basta, accumulare denaro, pil, si gioca sulla paura. Il messaggio è: dobbiamo avere paura e c’è sempre una paura in agguato. In America iniziarono con il Duck and cover, la paura della bomba atomica, in Italia per anni c’era la paura delle stragi del sabato sera, sembrava che i figli che uscivano si sfracellassero tutti...Però è un fenomeno veroSi, infatti è un problema che permane ma non se ne parla più. Poi si parla di Bin Laden, dell’Isis, dell’impoverimentoMa lei pensa che sia solo un modo per spaventare?L’unico modo per governare è creare una paura, in modo che la paura unisca le persone e fa sopportare cose non giuste.La televisione ha messo da parte i programmi musicali, come i suoi, che formavano anche i gusti delle persone.Oggi tutto punta ad impedire di avere curiosità, soprattutto per una persona che non conosci. C’è persino uno spot pubblicitario in cui PIF dice «rivendichiamo la libertà di non dover scegliere», questa è dittatura totale, la libertà di non poter scegliere. Intanto trovo allucinante che a pronunciarle sia proprio PIF che ha fatto un film come La mafia uccide solo d’estate. Il concetto è questo, ci tolgono la libertà di scegliere e dunque anche la curiosità per ciò che non conosciamo. Non proporre musica in televisione ha creato nuove tipologie di cantanti che imitano, si vestono e si truccano come le star famose e cantano canzoni già famose. In questo Scanu è il numero uno. Ma una canzone nuova ormai non la puoi fare, a meno che non ti chiami Vasco Rossi.Il suo rapporto con Napoli, attualmente sta collaborando con Optima Italia, un’azienda napoletana molto innovativaCi stiamo annusando, collaboro e abbiamo in cantiere alcuni progetti futuri. Trovo che Optima sia una realtà aziendale sorprendente. Da me viene tanta gente, tante aziende che vogliono conoscermi, ma quando sono venuti i ragazzi di Optima sono rimasto stupito per la vitalità, stupito per il fatto che diano spazio all’arte, agli studenti Erasmus, facciano cose alternative e diverse da quello che è il loro core business, cioè di vendere servizi integrati di telefonia, internet, elettricità e gas in un’unica bolletta. Insomma la cultura non è una cosa aleatoria e un evento finanziato da un privato, in questo caso un’azienda, serve a promuovere e ad ospitare l’arte. Questo rappresenta un fatto molto significativo, non un capriccio.Sta riscoprendo o scoprendo Napoli?Non devo scoprire nulla, l’ho sempre amata alla follia, Napoli è strepitosa. Amando io la musica, la canzone napoletana, l’arte, la teatralità, l’improvvisazione, l’invenzione, come si fa a non amarla? Inoltre sono molto felice perché si sta dando molto spazio ai musicisti di Napoli.Quali sono i progetti futuri e il suo sogno nel cassetto?Vorrei continuare a fare Roxy Bar. Il sogno che ho nel cassetto è quello di mettere a disposizione il mio archivio, la mia memoria storica, da consultare con un minimo di abbonamento. Come se una persona entrasse nel mio hard disk per vedere quello che vuole. Dagli anni ‘80 ho mantenuto la proprietà del materiale che ho girato, da Vasco Rossi ai Duran Duran e agli Sbandau Ballet, fino agli anni ‘90 con Roxy Bar, al 2000 in cui facevo interviste importanti, come quella a Fidel Castro, al 2010 con la nascita di Roxy Bar TV. In tutto questo mio enorme Archivio c’è una assoluta verità di comunicazione.