Denis Verdini ha raggiunto l’obiettivo: Ala, da adesso in avanti, diventa “ufficialmente” alleato del Pd e sarà consultata prima dell’arrivo in Parlamento dei provvedimenti di legge. Un primo passo che potrebbe far arrivare i verdiniani all’interno della maggioranza in un secondo momento, ma che segna un preciso percorso politico benedetto dal premier Renzi. Insomma, Denis ha colpito ancora, dopo essere stato uno dei principali artefici del patto del Nazzareno, quando ancora era il plenipotenziario di Berlusconi.Comprensibile, dunque, il suo buon umore al termine della riunione fra le delegazioni di Pd e Ala che ha avuto luogo a Montecitorio, nell’ufficio del capogruppo dei democrat alla Camera Ettore Rosato, al quale hanno preso parte anche Ignazio Abrignani, Lucio Barani e Luigi Zanda.«E’ il primo incontro ufficiale tra le delegazioni dei due partiti – le parole dell’ex forzista – ed era necessario. Abbiamo fin qui sostenuto le riforme e approvato numerosi provvedimenti di legge, ma solo per autodeterminazione del gruppo. Adesso, invece, vogliamo conoscerli prima. Per questo abbiamo varato un metodo di lavoro che ci consentirà di non andare in difficoltà».E seppure Verdini non è voluto entrare nel merito delle priorità del suo movimento da mettere in agenda, né delle questioni più squisitamente legate ai temi della giustizia, ha dato un input preciso in vista del referendum costituzionale del prossimo ottobre. «Ala sosterrà il referendum – ha spiegato – del resto abbiamo già votato a favore delle riforme». Non è ancora chiaro se il movimento costituirà autonomi comitati referendari o se anche questa attività sarà condivisa con il Pd.Quella che pare certa, invece, è la valutazione del premier e dei suoi luogotenenti che hanno optato per il rinforzo delle truppe. L’appoggio al referendum è un puntello in più per un appuntamento elettorale in cui lo stesso premier ha più volte detto di giocarsi tutto. Ma ad aver influito sull’ok alla riunione è stato anche l’ulteriore ingresso di un senatore in Ala (Antonio Milo), che ha fatto arrivare a 20 il drappello degli uomini guidati da Verdini. Un numero assai cospicuo che di fatto blinda la maggioranza e mette al riparo il premier anche dalle eventuali bizze della minoranza interna al Pd. La quale, non a caso, è andata in fibrillazione.Mentre nell’ufficio di Rosato si svolgeva il primo incontro ufficiale tra Pd e Ala, che pare spianare la strada al nascituro Partito della Nazione, al piano di sotto si sono incontrati alcuni esponenti della minoranza dem, imbufaliti per quanto sta avvenendo nel partito. Tra i più polemici, così come era stato anche alla vigilia, il deputato Roberto Speranza che ha sottolineato: «Ogni volta che si avvicina Verdini perdiamo voti», guardando con preoccupazione all’esito della campagna elettorale per le amministrative in pieno svolgimento.Più prudente era stata la valutazione di Gianni Cuperlo, qualche ora prima dell’avvio della riunione, che comunque esprimeva la stessa preoccupazione per gli scenari futuri. «Non commento gli incontri di giornata. Mi interessa la strategia. Il gruppo dirigente del Pd incontra chi vuole. Noi abbiamo preso atto da tempo che la maggioranza che sostiene il governo comprende anche quelle forze. Io ho posto un problema diverso, se quella è la prospettiva politica per il dopo. Questo metterebbe seriamente in discussione quello che ci siamo detti e la natura stessa del Pd, nato come colonna portante del centrosinistra».Il tema per il dibattito interno al Partito è servito ed è tale che potrebbe provocare scossoni al momento imprevedibili, specie in caso di amare sorprese alle urne.