Il Cav è tornato. Silvo Berlusconi da Roma, dove, con un colpo di scena, sostituisce Guido Bertolaso con Alfio Marchini, spariglia i giochi del centrodestra. Rimette al centro la sua leadership. E «Forza Italia, partito dei moderati, quando tutti la davano in difficoltà, torna protagonista della politica», sottolinea a Il Dubbio da Bruxelles Antonio Tajani, vicepresidente del Ppe, portavoce del primo governo Berlusconi ed ex inviato di punta di Il Giornale di Indro Montanelli. E’ ritenuto lui, che per primo a Roma sfidò con onore Walter Veltroni allora dei Ds, uno dei principali artefici della virata su l’ingegner Marchini. Virata che un mese fa aveva anticipato il quotidiano online “Lettera43” di Paolo Madron. Tajani, da sempre fedele soldato di “Silvio” a “Il Dubbio” tiene a dire: «Ha vinto Berlusconi. E’ lui l’artefice. Il presidente ha dimostrato ancora una volta di essere un grande giocatore di scacchi». E però sembra che al rush finale a Palazzo Grazioli si sia arrivati dopo un’ ultima telefonata notturna tra “Silvio” e “Antonio”, quest’ultimo tessitore nell’ombra di un ponte diplomatico tra Berlusconi e il Ppe, quello stesso Ppe nel quale il Cav riuscì ad entrare, facendo un capolavoro politico, dal suo punto di vista. Partito dei popolari europei, distante mille miglia da quel lepenismo al quale Giorgia Meloni e Matteo Salvini si ispirano. Decisivo per aver fatto cambiare idea a Berlusconi e per aver ridato forza alle ragioni di Tajani, avversario dei nordisti azzurri Giovanni Toti e Paolo Romani (il quale però ha poi subito accettato il cambio, annunciando per primo che anche Francesco Storace ci starebbe) è stato un report di Alessandra Ghisleri arrivato sul tavolo del Cav. Secondo il sondaggio, con “Arfio” si può vincere contro la pentastellata Virginia Raggi. Ma sempre nell’ombra, come è nel suo stile, sembra che un ruolo di primo piano lo abbia avuto Gianni Letta, grande amico di Bertolaso, ma uomo da realpolitick e legato da amicizia e stima anche a Marchini. Oltre che a Tajani. Berlusconi nella nota ufficiale ribadisce agli alleati, che gli fecero lo sgambetto sull’ex capo della Protezione civile,: «Marchini era la nostra prima scelta». E ricorda come invece «un alleato in particolare» la bocciò. Quell’alleato che non nomina è Meloni e con lei il potente Fabio Rampelli, ritenuto “l’inventore” di “Giorgia”, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Berlusconi con “Arfio” ha avuto ieri pomeriggio un lungo colloquio, dal quale sarebbe emerso che Marchini, «uomo moderato e liberale con gli stessi valori di Forza Italia», si presenterà con una lista civica «libero dai partiti». Ma “Silvio” rivolge anche un ultimo appello agli “amici del centrodestra” per convergere sul nuovo candidato e“non consegnare Roma ai grillini”. Scacco matto, per ora, a “Giorgia” e “Matteo”. I quali, come l’ex premier aveva ricordato su “Il Giornale”, potranno continuare a vincere solo se si alleano con lui. Ancora lui, il vero federatore e collante del centrodestra, in quanto lui, il Cav, era e resta “il centro”. Ora la partita vera, se Marchini non vincerà, sarà tra Berlusconi e i due «ragazzotti a Roma appoggiati da tutti ex fascisti» come in privato e non solo li ha descritti. Se Berlusconi con Marchini a Roma dovesse arrivare prima di loro, Stefano Parisi a Milano (uomo più di “Silvio” che di “Matteo”) e Gianni Lettieri a Napoli (molto vicino al “dottor Letta”) facessero almeno una buona performance, Forza Italia e il Cav avrebbero già vinto il round decisivo della battaglia futura su cosa sarà la coalizione. Già emergono nella rosa dei nuovi protagonisti della Forza Italia 2.0 Marchini, Parisi e Tajani. Ma anche lo stesso Bertolaso. Solo apparentemente usato e gettato dal Cav, un ruolo potrebbe sempre averlo. Anzi, lo avrà. Berlusconi ricorda che “Guido”, «uomo del fare» convergerà su Marchini. Quindi, niente ritorno in Africa. City manager di “Arfio”? Dantescamente si potrebbe concludere che “Guido” per “Silvio” è stato l’uomo schermo per nascondere “il vero amore” per “Beatrice-Alfio”.