Il fatto nuovo c’è: Equitalia ha congelato il taglio dei compensi per i propri avvocati. L’ad dell’agenzia Ernesto Ruffini lo ha confermato stamattina al presidente del Consiglio nazionale forense Andrea Mascherin. Tra i due c’è stato un incontro, che entrambi definiscono «improntato alla disponibilità all’ascolto». Da una parte Ruffini ha rappresentato «le esigenze economiche di un ente pubblico». Dall’altra Mascherin ha ribadito che «forme di concorrenza al ribasso non possono essere condivise per due motivi: il riconoscimento dovuto al lavoro dell’avvocato e dunque al decoro della professione, e il fatto che il legale risponde professionalmente in rapporto al valore della pratica e non all’ammontare del compenso». Al momento dunque non ci sarà alcuna riduzione delle parcelle per gli avvocati che difendono Equitalia nelle liti con l’utenza. L’intervento paventato era da brividi: si sarebbe passati da 150 a 50 euro per i ricorsi del contribuente, da 200 a 75 per il contenzioso in Tribunale o in commissione tributaria. In realtà la questione potrebbe ripresentarsi quando l’agente riscossore ridefinirà gli elenchi dei propri fiduciari. L’intervento dovrebbe arrivare tra alcune settimane, quando sarà pronto il nuovo regolamento. Lì appunto troverà spazio anche una disciplina delle modalità di conferimento degli incarichi di rappresentanza e difesa in giudizio. Verranno fissati nuovi requisiti per l’assegnazione dei mandati e dovrebbero essere indicati anche i parametri economici. Sul tavolo ora c’è la vecchia convenzione, che la nuova tabella, poi accantonata, aveva sconfessato. Alla fine dell’incontro di oggi Ruffini ha concluso che, al riguardo, terrà conto delle osservazioni poste dal presidente del CnfDopo l’incontro di stamattina, in effetti, Mascherin ha dato atto all’ad di Equitalia Ruffini di «aver ascoltato con attenzione le osservazioni dell’organismo istituzionale dell’avvocatura. L’ad ha disposto la sospensione della circolare con le nuove proposte per le convenzioni legali» e «il dialogo istituzionale, per volontà comune, è destinato a continuare». Chiaro che a questo punto il tema non è limitato alla convenzione con Equitalia. All’ufficio studi del Cnf anzi è già stato predisposto un ampio dossier sugli accordi stipulati con gli avvocati da parte di «grandi imprese», e nell’elenco non ci sono committenti pubblici, piuttosto banche private: da Unicredit a Intesa San Paolo, da Mps a Ubi. Un documento che ora il Consiglio nazionale forense potrebbe trasformare in esposto all’Antitrust per abuso di posizione dominante. La tendenza «ribassista e vessatoria» esiste, una procedura di infrazione dell’Antitrust la segnalerebbe con forza. Ma ai vertici del Cnf sono convinti che l’unica maniera di imprimere una svolta sul continuo taglio degli onorari professionali sia in una legge sull’equo compenso. Normativa che non riguarderebbe la professione forense ma tutti gli ordini professionali, e che potrebbe ispirarsi all’analoga misura introdotta di recente per i giornalisti. I rappresentanti delle diverse categorie hanno già segnalato ai ministri competenti l’urgenza di una misura del genere. A breve si capirà se il governo intende porre freno a fenomeni che rischiano di colpire l’attività dei professionisti e più in generale le condizioni del ceto medio.