I principali interventi (che riassumiamo a pagina due) nel dibattito politico, sono stati in questi giorni quelli del dottor Davigo, del dottor Cantone, del dottor Gratteri, del dottor Di Matteo, del dottor Morosini, del dottor Roberti e di Matteo Renzi.Renzi è il presidente del Consiglio (pur non essendo deputato) gli altri sei sono magistrati. Poi c’è stato l’intervento di Legnini, che è il capo dei magistrati (del Csm). Il Parlamento invece è stato del tutto escluso da questa discussione pubblica. Non considerato competente.Quando ero ragazzo, mi ricordo, esistevano i gruppi extraparlamentari (Potere Operaio, Lotta Continua e altri) i quali cercavano di pesare nella politica nazionale. Ci riuscirono solo in parte. Ora invece gli extraparlamentari hanno preso il sopravvento e sono addirittura riusciti a zittire del tutto la politica ufficiale, quella che passa per i vecchi riti della democrazia, tipo elezioni popolari o roba simile.Voi conoscete qualche altro paese dell’Europa, o dell’Occidente, o forse del mondo intero, dove il dibattito politico è egemonizzato dai magistrati? Voi credete che se di fronte a questa crescente centralizzazione della discussione politica nelle mani della magistratura, qualcuno osasse ipotizzare una qualche invasione di campo, da parte della magistratura, potrebbe essere considerato un visionario?Eppure nessuno si stupisce. E lo stesso presidente del Consiglio appare piuttosto isolato.Ed è costretto a battere in ritirata, sebbene con qualche dignità.Qualche giorno fa il premier aveva parlato di “barbarie giustizialista” però poi - e non c’è da stupirsi - non ha retto al contrattacco. Anche perché nessuno - nel mondo politico o dell’informazione - ha mosso un dito per difenderlo e per schierarsi dalla sua parte. Politica e giornali hanno assistito alla geometrica potenza dell’offensiva della parte più conservatrice della magistratura senza fiatare, oppure facendo esplicitamente il tifo per Davigo.Renzi, nell’intervista rilasciata ieri a Repubblica, ha ribadito qualche principio. Ha pronunciato qualche frase di critica. Però la realtà è che oggi il dibattito sulla giustizia si svolge nei termini imposti dall’Anm. Non si parla più di riforme che esaltino il diritto, che ridiano peso alla difesa, che riducano la carcerazione preventiva, che procedano alla separazione delle carriere, che regolino le intercettazioni, che aumentino le libertà. Si parla solo di aumento delle pene e della prescrizione. E’ paradossale - quasi comico - che l’unica richiesta che si ascolta, nel paese dove i tempi dei processi sono i più lunghi di tutto l’occidente, sia la richiesta di allungare i tempi dei processi. E nessuno, in questa discussione, dice a voce alta che le prescrizioni avvengono per il 70 per cento durante la fase preliminare delle indagini, quando il pallino è esclusivamente nelle mani dell’accusa e la difesa è ancora immobile.Tutto questo succede mentre le statistiche (illustrate l’altro giorno da un giornale sobrio come La Stampa) dicono che in un solo anno, in Italia, ci sono stati 7000 arresti che poi hanno portato all’assoluzione piena dell’indiziato. E’ un’emergenza o no questa? Si può considerare democratico un paese dove vengono arrestati 7000 innocenti e dove in modo così massiccio si violano le norme sulla custodia cautelare?