E' il Goebbels dello Stato Islamico, la voce del sedicente Califfato, la stessa che invita ogni bravo musulmano a «uccidere gli infedeli occidentali», con un occhio di riguardo per i francesi «sporchi e cattivi». E che promette paradisi terrestri a tutti coloro che si uniranno alle milizie di Allah.Abu Mohammed al-Andani è il principale reclutatore di combattenti stranieri ma anche la mente degli attacchi di Parigi e Bruxelles che sembra aver pianificato nei minimi dettagli sfruttando le sue grandi capacità di “tattico”; insomma stiamo parlando del vero dominus della macchina di guerra e propaganda dell’Isis. Il “ministro degli attentati”, per riprendere una definizione di Le Monde. Non a caso è finito in cima alla lista dei grandi ricercati del Dipartimento di Stato Usa con una taglia da cinque mlioni di dollari che pende sulla sua testa, ancor più lauta di quella del “califfo” Abu Bakr al-Baghdadi, leader ufficiale dell’oranizzazione.L’importanza del ruolo di al-Adnani nella cupola jihadista emerge dallo studio dei 22mila file trafugati dalle banche dati dello Stato Islamico, la cosiddetta Daeshleaks, informazioni verificate per mesi dagli analisti del Combating Terrorism Center dell’accademia militare di West Point.Siriano, 38 anni, al Adnani (il cui vero nome è Taha Subhi Falaha) cresce in una famiglia popolare di Idib, un sobborgo in provincia di Aleppo, fin da giovanissimo lavora nei cantieri edili come operaio. Nel 1998 scompare e nessuno ha più sue notizie: introverso, solitario ai limiti di un misticismo da «eremita sufi», come scrive il quotidiano britannico in lingua araba Araby Al-Jadid, amici e familiari lo danno per morto.Invece rispunta nell’Iraq del post-Saddam nel 2003, quando si unisce ai miliziani qaedisti per combattere le truppe anglo-americane e l’esercito regolare sotto la guida di Abu Mussa al-Zarqawi, l’intrepido (e sanguinario) leader militare della branca irachena di al-Qaeda ucciso in un bombardamento alleato nel 2006.Centinaia di attentati e battaglie che incendiano le regioni centrali del paese arabo, quel “triangolo sunnita” compreso tra Baghdad, Ramadi e Tikrit che per un quinquennio è stato l’epicentro della guerriglia jihadista.Le prodezze di al Adnani durano poco più di un anno però: alla fine del 2004 viene ferito e arrestato nei pressi di Falluja dai militari americani che lo spediscono a Camp Bucca, una specie di purgatorio per i qaedisti catturati in Iraq che si rivelerà una delle principali incubatrici ideologiche del futuro Stato Islamico. A Camp Bucca avviene infatti l’incontro decisivo con al-Baghdadi e altri attuali dirigenti dell’Isis, compagni di cella e di preghiera. Sarà rilasciato nel 2010 e da quel momento si dedica anima e corpo per riaccendere la fiammella del jihad in Medio Oriente. In un primo momento rientra in Siria hel suo villaggio natale presentandosi ai familiari con il nome di battaglia di Mohammed al-Adnani; ormai è un uomo cambiato, negli anni di prigionia si è dedicato allo studio del Corano, diventando un esperto del diritto islamico ed esprimendosi soltanto in arabo letterario. Nella sua cerchia ristretta guadagna rispetto e galloni, meritandosi il titolo di “sceicco”, riservato agli eruditi nell’Islam. Lo scoppio nel 2011 delle rivolte contro il regime siriano di Bashar al-Assad permettono all’arfistocrazia jihadista siriana di pescare nel torbido della guerra civile; da una parte i qaedisti di al-Nusra, dall’altra i nuovi miliziani dell’Isis. I due gruppi non si amano, ma evitano nei limiti del possibile lo scontro frontale, dedicandosi in primo luogo a martellare un nemico comune: l’Esercito libero siriano, unica opposizione laica e democratica a Damasco, schiacciata dal fuoco incrociato del fondamentalismo armato e delle feroci rappresaglie militari del regime.Stagioni di sangue in cui l’Isis aumenta la sua influenza politica e militare nella regione, riuscendo a delineare prima teoricamente e poi materialmente una nuova ”entità”, ossia il territorio del Califfato che abbatte i confini politici tra Siria e Iraq, «frutto del vecchio dominio coloniale dell’Occidente». Con la presa di Mossul (seconda città irachena) nel giugno del 2014 prende corpo l’agognato Daesh (acronimo in lingua araba dello Stato Islamico). E appartiene proprio a al-Adnani la voce che urbi et orbi nel 2014 proclama l’avvento del del nuovo “Stato”; la stessa voce ritrovata in un file nella chiavetta usb e nel computer di Ahmed Koulibaly, l’autore dell’attacco al supermercato ebraico di Parigi del gennaio 2015.