Sembra un comunicato scritto dai metalmeccanici, ma porta la firma dei vescovi italiani. La commissione Episcopale della Cei per i problemi sociali e il lavoro ha scritto in occasione del Primo Maggio parole molto dure: “Il dato prevalente è che il lavoro in Italia manca. Una scarsità che porta sempre più persone, impaurite dalla prospettiva di perderlo o di non trovarlo, a condividere l'idea che nulla sia più come è stato finora: dignità, diritti, salute finiscono così in secondo piano". La Conferenza episcopale italiana non crede all'uscita dalla crisi e racconta un'Italia diversa da quella che spesso viene tratteggiata dal mondo politico. Assistiamo, secondo i vescovi, a “una deriva preoccupante messa in moto dal perdurare di una crisi economica stabilmente severa, da una disoccupazione che tocca diversi segmenti anagrafici e demografici (i giovani, le donne e gli ultracinquantenni), e da un cambiamento tecnologico che da più parti viene definito in termini di quarta rivoluzione industriale". I vescovi non si fermano alla descrizione di come vive oggi la società italiana. Vanno oltre. Prospettano anche una serie di soluzioni. Secondo loro "è necessario prevedere uno strumento di contrasto alla povertà che poggi su basi universalistiche e supporti le persone che hanno perso il lavoro, soprattutto gli adulti tra i 40 e i 60 anni che non riescono a trovare una ricollocazione". Un capitolo specifico è dedicato all'annosa questione meridionale, che richiede “un'azione urgente”: E' "una terra che nel corso dei decenni ha subìto un depauperamento economico e sociale tale da trasformare queste regioni in una seconda Italia, povera, sofferente e sempre più infragilita". "Negli ultimi dieci anni – continua la Cei - hanno abbandonato il Sud oltre 700mila persone, giovani, laureati, studenti, imprenditori tutte persone che, quasi sempre a malincuore, hanno lasciato la propria terra con l'amarezza di non poter contribuire alla sua rinascita". "Ciò che colpisce e inquieta di questa situazione – denunciano i vescovi - è la mancanza di consapevolezza rispetto al fatto che il destino delle diverse aree del Paese non può essere disgiunto". Da parte della Cei il riferimento alle questioni ambientali tanto care a papa Francesco e un richiamo alle responsabilità degli imprenditori. Il lavoro, che ci sia o meno, non può tracimare la vita delle persone “così che chi non aderisce a questa logica viene scartato, rifiutato, espulso".